Quattro anni dopo, con dieci chili di meno grazie a resezione intestinale, sarei quasi pronto a rifarla, la salita al Pizzuto da Roccantica. Ma, viste le regole della fase 2, dovrei andare da solo. Cosicché ho una buona scusa per limitarmi a ribloggare il post e a ricordare quella splendida giornata, la fatica fatta per arrivare in cima e la sensazione di pienezza provata una volta arrivato in cima. Quella cosa che dà un senso alle fatiche più improbe e che solo chi ama la montagna può capire.
Oggi, come autoregalo di compleanno leggermente anticipato, mi sono offerto la vetta del Monte Pizzuto. Mille e 288 metri metri sul mare (il cucuzzolo più alto dei Monti Sabini), un’arietta freschissima e un panorama a 360 gradi. C’ero già stato qualche anno fa con Sergio, ma passando per un’altra via. Questa volta sono salito (tre ore) dai 457 metri di Roccantica e poi sono sceso altre tre ore abbondanti in un’altra direzione: giù senza sentiero per un bosco scosceso fino ai Prati di Poggio Perugino, poi la lunga lunga lunga Valle Gemini, tra il monte Tancia da una parte e il monte Menicoccio dall’altra, e poi, dalle Pianelle sul Fosso di Galantina, l’ultima ora abbondante di saliscendi (soprattutto “scendi”, ma anche più di un “sali”) sul sentiero degli eremi giù fino a Roccantica.
Il tutto con Fra’ Massimiliano, che ha vent’anni e venticinque chili meno di me, e un…
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