Oggi, come autoregalo di compleanno leggermente anticipato, mi sono offerto la vetta del Monte Pizzuto. Mille e 288 metri metri sul mare (il cucuzzolo più alto dei Monti Sabini), un’arietta freschissima e un panorama a 360 gradi. C’ero già stato qualche anno fa con Sergio, ma passando per un’altra via. Questa volta sono salito (tre ore) dai 457 metri di Roccantica e poi sono sceso altre tre ore abbondanti in un’altra direzione: giù senza sentiero per un bosco scosceso fino ai Prati di Poggio Perugino, poi la lunga lunga lunga Valle Gemini, tra il monte Tancia da una parte e il monte Menicoccio dall’altra, e poi, dalle Pianelle sul Fosso di Galantina, l’ultima ora abbondante di saliscendi (soprattutto “scendi”, ma anche più di un “sali”) sul sentiero degli eremi giù fino a Roccantica.
Il tutto con Fra’ Massimiliano, che ha vent’anni e venticinque chili meno di me, e un approccio molto sereno con la vita, che mi ha aiutato moltissimo soprattutto psicologicamente (senza di lui, probabilmente, avrei mollato prima).
Chi conosce questi monti capisce il culo che mi sono fatto. Se mi chiedete il perché non so bene cosa rispondere, se non che adesso sono stanco stanco stanco ma soddisfatto soddisfatto soddisfatto. Je l’ho fatta. Ancora ja’a fo. A sessantatré anni. Deve essere questa la molla. Molto maschile, lo so. Ma questo sono. Che ci posso fare?
P.S. La foto sull’altro post, quello che ho linkato poche righe più su, non era dal Monte Pizzuto. Oggi lo posso dire con cognizione (recente) di causa
ciao Enrico ti scopro casualmente proprio oggi e ti faccio quindi i miei migliori auguri …. dalla notte dei tempi. Gilberto Rossi (ricordi… ? Torvajanica, anni ’70, Marechiaro etc etc etc
Come no, il mitico De Rossi, anzi, de Rossi, visto il tuo lignaggio… Grazie mille degli auguri, caro Gilberto
L’ha ripubblicato su enricogalantinie ha commentato:
Quattro anni dopo, con dieci chili di meno grazie a resezione intestinale, sarei quasi pronto a rifarla, la salita al Pizzuto da Roccantica. Ma, viste le regole della fase 2, dovrei andare da solo. Cosicché ho una buona scusa per limitarmi a ribloggare il post e a ricordare quella splendida giornata, la fatica fatta per arrivare in cima e la sensazione di pienezza provata una volta arrivato in cima. Quella cosa che dà un senso alle fatiche più improbe e che solo chi ama la montagna può capire.