Quella chiesa che non c’è più

Quando ero piccolo la domenica mattina tutta la sacra famiglia andava a messa insieme: la nostra chiesa di riferimento era Sant’Ignazio (papà era stato a scuola al Visconti), anche se ogni tanto andavamo a san Francesco a Ripa, la chiesa di Trastevere dove andavano a messa i nonni, che si sedevano sempre nella cappella della beata Ludovica Albertoni, dove c’è la meravigliosa statua di Bernini. Ma per un certo periodo papà ci portò a messa ogni domenica in una chiesa diversa, che così, dopo la messa, potevamo visitare e conoscere. Bella abitudine.

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Qui e nell’immagine sotto due particolari della carta di Roma di Giovan Battista Falda del 1676

Oggi, domenica 3 maggio, vado a visitare una chiesa che non c’è più. Da più di ottanta anni. Da quando tutta la Spina di Borgo, la serie di edifici compresi tra il Borgo Vecchio e il Borgo Novo, vennero buttati giù a partire dal 1936 per costruire Via della Conciliazione. A metà della Spina di Borgo c’era appunto la chiesa di San Giacomo a Scossacavalli, con la piazza Scossacavalli cui la chiesa dava appunto il nome. Era un edificio dalla lunga storia – citato già in bolle papali del 7° secolo come San Salvatoris de Coxa caballi quando non era stata ancora dedicata a San Giacomo – e poi rifatto su progetto di Antonio da Sangallo il Giovane alla fine del 500.

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Una stampa del 1760 circa di Giuseppe Vasi con la chiesa di San Giacomo a Scossacavalli, la piazza e la fontana

Sull’origine del nome Scossacavalli c’è una leggenda riportata da tutte le varie guide antiche di Roma. Sentite Pietro Rossini, nel suo Il Mercurio Errante (che è dell’anno giubilare 1700): «Questa piccola Chiesa è Parocchia & hà una singolar Reliquia, & è l’Altare di marmo, sopra del quale Maria sempre Vergine presentò il Bambino Nostro Signore al Tempio nelle braccia del Vecchio Simeone. Vi è parimenti la Tauola, sopra della quale il Patriarca Abraham d’ordine di Dio volle sacrificare Isaach suo Figliuolo, tanto l’una, che l’altra furono portate da sant’Elena Madre di Costantino da Gerusalemme in Roma, per riporle in San Pietro, ma successe un marauiglioso caso, & è, che quando li Caualli furono vicini à questo luogo, per forza grande, che si facesse, mai vollero proseguire il viaggio, anzi tirarono tanti calci, che tutti rimasero spallati, e scosciati, e da questo gran caso miracoloso, questa Chiesa si chiamò San Giacomo Scoscia Caualli». In realtà pare che il nome derivi dal ritrovamento in quella zona di un frammento di statua romana con un  coscia di cavallo: Coxa caballi…

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La piazza Scossacavalli con la chiesa e la fontana nella carta del Falda

Davanti alla chiesa c’era una pregevole fontana del Maderno, che venne smontata, tolta e portata nei depositi comunali dai quali riemerse anni dopo per essere rimontata in piazza Sant’Andrea della Valle, davanti alla chiesa, anch’essa del Maderno.

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In questa foto dell’Istituto Luce, la Chiesa di San Giacomo già parzialmente demolita, nel marzo del 1937, durante la demolizione della Spina di Borgo

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La fontana dall’interno della chiesa in questa foto, anch’essa del marzo 1937, dell’Istituto Luce (entrambe le foto le ho prese dal sito Roma Ieri e Oggi)

 

 

 

 

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