Otto anni fa, con l’incoscienza della gioventù, provai a omaggiare con questo post la vera protagonista di quel 5 maggio 1953. Oggi non avrei la forza per rifarlo, ma sì ho quella di ripubblicarlo
Qualche anno fa (più precisamente cinquantanove), di questi giorni (più precisamente questo giorno), più o meno a quest’ora (più precisamente alle dieci circa di sera) alle pendici del colle di S. Michele in Bosco a Bologna, in una clinica chiamata Villa Rosa (dove tornai circa diciott’anni dopo a farmi togliere due viti dall’anca), vidi per la prima volta la luce (anche se artificiale) del mondo. Dicono che cacciai uno strillo. Secondo me esagerano: più che altro mi schiarii la gola, tanto per far capire che ero arrivato e che, tutto sommato, stavo bene ed ero contento di esserci. Probabilmente volevo fare anche notare di essere stato puntuale, visto che mi aspettavano proprio per quel giorno: un’abitudine, la puntualità, che non ho ancora perso.
Mia madre, se ricordo bene quanto mi ha raccontato la zia Marcella, presente all’evento, mi definì“al mi v’ciaz” o qualcosa del genere (se…
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