Pepperoni

Ho già raccontato (in occasione della mia decisione di fare un corso di tedesco on line, decisione poi naufragata nel nulla, come spesso capita alle mie decisioni) di come mio padre, zio Adriano e nonna Maria parlassero in tedesco tra di loro. e di come infilassero nel discorso parole italiane se non ne ricordavano la corrispondente nella lingua madre di nonna (e quasi-madre dei suoi figli). Se penso a quei momenti la parola che più spesso mi torna in mente (forse perché i loro colloqui avvenivano spesso a tavola) è “peperoni”, anzi, il ricordo è più preciso: “pepperoni”, con due p.

Il ricordo m’è tornato in mente ieri mentre nell’orto ammiravo le nostre piantine di “pepperoni”. Sono tanti anni che facciamo – cioè, ci facciamo fare, poi noi lo curiamo –  l’orto. E da molti anni avevamo rinunciato ai peperoni. Che venivano sempre su malissimo, malati, smenci, piccolini. ‘Na schifezza, insomma. Quest’anno, chissà perché, ho voluto riprovare. E insieme alla seconda ondata di pomodori ho comprato anche dodici piantine di peperoni, della varietà “corno”, gialli e rossi. Rispetto alle esperienze passate sono tutta un’altra cosa, sono una vera bellezza. Sono tanti e grossi. Sono ancora verdi, però. S’ha da aspetta’…

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P.S. Noterete le erbacce sotto. Lo, so, andrebbero tolte. Ogni tanto lo fo. Ma la schiena si lamenta…

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