Ieri ho visto Roccantica come non l’avevo vista mai. Grazie all’iniziativa di un’amica, che è riuscita ad avere accesso a tutto quanto di solito è chiuso (perché non ci sono le forze per tenerlo aperto, e dunque è sano e giusto che sia chiuso) siamo finalmente riusciti a vedere gli affreschi della chiesa di S. Caterina d’Alessandria, a salire sulla torre (che panorama incredibile da quel nido d’aquile), a visitare la chiesa della Madonna di Pie’ di Rocca, davvero un unicum: un delizioso piccolo edificio medievale, ricoperto (letteralmente) di sculture in ferro battuto nel dopoguerra da un vecchio parroco che aveva la passione della forgia, con risultati invero un po’ discutibili. Il tutto accompagnati da signore del posto, che ne conoscevano e raccontavano la storia per esperienza personale, per quella delle madri e delle nonne (non a caso Roccantica è uno dei primi paesi in Italia, se non il primo, che ebbe un sindaco donna, Anna Montiroli, dal 1946 al 1951).
Ma torniamo alla chiesetta e agli affreschi con le Storie di Santa Caterina, cui Gianfranco Trovato dedicò qualche anno fa un prezioso libro che contribuì ad attirare l’attenzione sull’opera e sui rischi che correva. Si tratta di un edificio costruito nel 1430 e affrescato da Pietro Coleberti da Priverno, un pittore che in quegli anni probabilmente lavorava a Foligno nel Palazzo Trinci, e che per qualche tempo si spostò nel centro sabino per decorare la cappella innalzata per le nozze di Ricciardo, figlio di Armellao De Bastonis, governatore di Roccantica, con Lucia, nipote di Corrado Trinci, signore di Foligno, matrimonio che avvenne nel 1432.
Pietro Coleberti è un pittore tardogotico, usa gli stilemi tipici dell’epoca, ha una notevole freschezza di tratto. Il ciclo è incompleto (nel senso che nel corso degli anni alcuni affreschi si sono rovinati irreparabilmente o quasi), ma la parete ovest è conservata abbastanza bene e dà un’idea di come dovesse essere l’edificio quando ebbe luogo la cerimonia e negli anni e nei secoli successivi. Accanto a Coleberti lavorò un ragazzo, Jacopo, che poi dipinse in Sabina, tra l’altro a San Pietro a Muricento, fuori Montebuono, facendosi chiamare Jacopo da Roccantica.

Chiesa di S. Caterina d’Alessandria. Parte della parete ovest

La scena del matrimonio mistico tra la Santa in carcere e Gesù

La Santa riceve la visita in carcere dell’imperatrice e la converte
Roccantica è davvero un gioiello, incastonata sul fianco del monte, e circondata da boschi da ogni parte. Dall’alto del paese, e soprattutto dalla cima della torre, il panorama, giù fino al Soratte e oltre, è davvero mozzafiato.

Dall’alto della torre, i tetti del paese e in lontananza il Soratte

Dall’alto della torre, la chiesa della Rocca, altri tetti e, nella montagna, la dolina del Revotano