Stamattina mi sono svegliato con un ricordo. Una foto che avevo visto sui muri di Erevan, la capitale dell’Armenia, in un bel viaggio di otto anni fa con Roberta e Antonio. Allora, dopo aver passeggiato con Chicca, che stamattina era pigra e un po’ riottosa – che senta i miei sensi di colpa perché sto per portarla in pensione per un paio di giorni? Non mi sorprenderebbe –, rientrato nel mio studio ho aperto la cartella Armenia sull’hard disc in cui conservo le foto e ho cominciato a sfogliarla. Ovviamente, degli oltre 600 scatti che vi sono contenuti, quello che cercavo era tra gli ultimi. Così, in un quarto d’ora, tra soste per vedere meglio, rimpianti per la scarsa definizione delle riprese fatte in interni, ricordi che mi assalivano legati a questa o quella foto, ho rifatto il viaggio. Qui, sulla mia sedia norvegese, quella che fa bene alla schiena ma che quando mi alzo dopo un po’ che sto seduto scricchiolo tutto, manco fossi anch’io di legno…
Ed eccola allora, la foto. Che certo non è una bella foto, ma che testimonia di un momento di stupore.
Non avrei mai pensato che anche in quelle lontane terre conoscessero il Capitano. Doveva essere dai tempi di Pompeo che non esponevano l’effigie di un grande romano, l’ottavo re di questa città bene/maledetta…