Riso nero e traminer sabino

Ieri sera mi sono cimentato in un piatto di riso che, a detta di Daniela (ma anche del sottoscritto), è venuto proprio bene. Ecco gli ingredienti: riso nero Nerone di Alce nero, verza, pomodori secchi, prosciutto cotto.

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Svolgimento. Mentre il riso si cuoce in non troppa acqua e a fuoco basso (ci vogliono 35-40 minuti) si lessa la verza e poi la si ripassa con aglio olio e peperoncino. Io la ripasso così: faccio rosolare bene aglio e peperoncino che poi tolgo;  verso la verza nell’olio, l’ammucchio come fosse una tortilla e la copro col coperchio mandando il fuoco “a tutta callara”, dopo un paio di minuti la scoperchio, la muovo, la riammucchio e la ricopro, con la fiamma sempre bella viva: ripeto questa operazione quattro o cinque volte e ogni volta si rosola un po’ e prende un bel colore: l’ultima volta la bagno con un po’ di vino bianco, faccio tirare e spengo il fuoco. Nel frattempo, mentre la verza cuoceva ho sminuzzato dei pomodori secchi, condendoli con un po’ di semi di finocchio e dell’olio. Aspettando la cottura del riso ho tagliato a pezzettini una fetta di prosciutto cotto e l’ho messa da parte.

Quando il riso è cotto, lo verso nella verza aggiungendo un pochino d’olio, aggiungo i pomodori e mischio il tutto. Impiatto e aggiungo il prosciutto. Ed è pronto.

Ieri ho accompagnato il tutto con un vino bizzarro preso l’altro giorno: un Gewürtztraminer fatto in Sabina, alle pendici del Monte Terminillo, dall’azienda Le Macchie e che si chiama Scarpe toste (nome anch’esso bizzarro). È un vino particolare: sul versante profumi non sembra affatto un Traminer, ma in bocca, anche per i suoi 15 gradi, non mi è dispiaciuto affatto. Lo ho trovato interessante, abbastanza grasso e complesso. Mi ha lasciato la voglia di riprovarlo.

Per chiudere, frutta a metri 30: due Nashi (una pera “asiatica” che ha qualcosa anche della mela), freschi, profumati, decisamente piacevoli.

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