Ieri me sembrava che stavo a Masterchef. Avevo deciso di fare le mie famose melanzane al forno, quelle con oliva, cappero, alici, pecorino, pommidoro e origano (quelle che più che altro ci vuole tanta pazienza…). Ma poi ho pensato: e mentre queste cuociono, che faccio? Allora me so’ inventato (si fa per dire) altri due piatti da fare nel frattempo. Ho messo a cuocere del riso dei Grandi laghi, quello canadese, lungo e nero, che je ce vuole un’oretta pe’ esse pronto, e poi sono sceso in campo a raccogliere un po’ di bieta nel nostro praticello a essa dedicato. E dopo averla raccolta e bi-lavata, l’ho lessata, ripassandola poi con aglio olio peperoncino e pomodoro, e arricchendola con dei semi di finocchio. A quel punto, quasi in contemporanea erano pronte le melanzane e il riso. Ho sottratto le prime dal forno (quasi un furto con destrezza…) e ho scolato il riso, condendolo con olio e abbondante timo raccolto lì per lì (il riso e la bieta ensemble sono un poema…). E la cena era pronta.
Un paio d’ore dopo abbiamo mangiato il tutto, bagnandolo con dell’Uby 1, un singolare vino guascone che ha solo 11 gradi e mezzo ma un profumo assai per la quale, essendo fatto a metà di sauvignon e a metà di gros manseng. Frutta e foglie spremute nel bicchiere: e passa la paura.