Essendosiché sono alticcio (non dovendo guidare, stasera il mio tasso alcolico è sopra – molto sopra – il consentito…) vi regalerò, miei affezionati lettori, la ricetta della vita. Chi ha avuto la ventura di mangiarla, qui alla Capra riccia, non l’ha certo dimenticata questa pasta; io che me ne sono appena sparato un piattone – accompagnandolo con un Oro di Nè del 2012, chardonnay nepesino invecchiato assai bene – ancora mi sto leccando i baffi.
Ma bando alla ciance. Questa pasta non ha un nome, ancora non gliel’ho dato. Anzi, se ve ne viene in mente uno, ditemelo. Ingredienti (dosi per due persone): una melanzana bianca (se appena raccolta nell’orto è meglio, se non la trovate va bene pure una melanzana di quelle tonde e color viola chiaro), una scatoletta di tonno sott’olio (io di solito uso quello a pinne gialle della Coop), un pomodoro (anche qui, se appena raccolto è meglio) rosso o giallo, come preferite; un po’ di granella di pistacchio (io stasera avevo della polvere di pistacchio, ma la granella è meglio). E poi, aglio, olio, peperoncino, origano, basilico. E la pasta, ovviamente, che nel nostro caso sono – sempre – le ruote pazze di Benedetto Cavalieri (che Dio lo benedica, davvero).
Allora. Primo, si cuociono le melanzane a fuoco alto in olio, aglio e peperoncino. Quando sono cotte, un’ abbondantissima spruzzata di origano. Così.
Poi vi si mischia il tonno che prima viene spezzettato con la forchetta. Così.
Nel frattempo, mentre le melanzane cuociono, si prepara una dadolata – quelli raffinati la chiamano “brunoise” – di pomodoro (oggi avevo un bel pomodoro giallo raccolto stamattina nell’orto), che si condisce con olio, sale e abbondante basilico e si mette in frigo (quello rosso fa più scena, ma quello giallo è “un zucchero”, come avrebbero detto Mario Brega e la Sora Lella)
Si cuociono le ruote pazze (13 minuti abbondanti per averle al dente, se no, come diciamo qui alla Capra riccia, più che al dente la pasta è “al dentista”) e si viene al dunque. Si versano le ruote pazze sull’intingolo di melanzane e tonno, si aggiungono i pomodori e abbondante granella (o polvere) di pistacchio, si gira il tutto (se serve, stasera non serviva, si aggiunge “un filo d’olio a crudo”, come dicono gli chef) ed ecco il miracolo.
Bene, fatta quest’opera di misericordia, vado a buttarmi nel letto. Buona notte.
P.S. Se non si fosse capito, la ricetta è mia e ne vado assai fiero.
Fatta e mangiata. Ottima
Brava. Stasera la rifaccio (ho raccolto le melanzane bianche…)