Il nonno Novi Lena aveva una casa a Pistoia, dove morì nel 1927. Era una torre di tre piani. Al pianterreno c’era lo studio: entrando si rimaneva colpiti e quasi intimoriti dal ticchettio profondo delle decine tra pendole, orologi da tavolo e da muro (così raccontava mio padre che però, probabilmente, parlava di un ricordo non suo: lui era del 1922 e non se sia mai stato a Pistoia in quella casa finché era vivo Novi Lena). Oltre agli orologi c’erano anche decine di quadri, che tappezzavano uno sull’altro tutte le pareti, anche ai piani superiori.
Due di quei quadri sono, da quando ho memoria, sulle pareti della casa di Via Dandolo. Quando c’erano i nonni stavano entrambi in salotto. Oggi che è la casa di mia sorella, sono divisi tra il salotto e la sala da pranzo. I due quadri sono evidentemente una coppia: hanno le stesse grandi dimensioni (due metri e mezzo abbondanti per un metro e settanta circa) e trattano entrambi di Adamo ed Eva: uno raffigura la creazione di Eva, l’altro la cacciata dei due dal Paradiso terrestre. Secondo gli amici restauratori che qualche anno fa hanno tolto dalle tele la polvere dei secoli passati, sono due opere di scuola emiliana del XVII secolo.
A me sono sempre piaciuti molto. Ieri, mentre stavamo a pranzo da Annamaria per festeggiare la pronipotina Angelica che compiva otto anni, mi sono messo a guardare a lungo uno dei due, quello che raffigura la creazione di Eva.
Il particolare che ho ripreso qui sopra con l’i-Phaster rappresenta a mio avviso la parte migliore del dipinto. (In basso c’è un Adamo dormiente, dopo aver gentilmente offerto la costola, che riempie il fondo della composizione e la cui utilità sembra limitarsi in effetti solo a questo…).
Mi è sempre piaciuto assai questo Dio contadino, dalle mani grosse e arrossate dal lavoro, con la barba bianca e i riccioli grigi che fanno corona alla pelata pallida, mentre la guancia e il naso hanno anch’essi il colore di chi vive all’aria aperta.
Ed è molto bello a mio avviso anche il gioco delle due mani del Creatore: con la sinistra sorregge la mano destra quasi esanime di Eva, mentre con l’altra le benedice la vita che le sta dando.
Ho guardato per la prima volta questo quadro sessanta e più anni fa. Per decenni l’ho guardato e non l’ho visto. Adesso, ogni volta che vado da mia sorella, lo vedo. E vedo sempre nuovi particolari. È una specie di metafora della vita, credo.