Ieri mattina sono salito all’abbazia di San Martino partendo da casa e sono ritornato poi a casa passando da Farfa. Un gran bel giro, almeno per le mie attuali condizioni fisiche. Ci sono volute quasi quattro ore e la fatica è stata tanta. Ma la soddisfazione anche di più.
Era da tempo che ci pensavo. Ieri, complice la bella giornata, ho bandito qualsiasi ciancia e, sacco in spalle, dopo essermi scaldato verso le otto a qualcosa con il solito chilometrino ad andatura rilassatissima con Chicca per farle fare i suoi bisogni mattutini, son partito. Dopo una cinquantina di minuti sono arrivato a Baccelli
e poi dopo un’ora e qualcosa a Pomonte, alle falde ovest del monte Acuziano, da dove sono partito per prati e ginestre cercando la traccia di sentiero che la mappa sul telefono mi indicava non lontana. Una volta trovato il sentiero, l’ho seguito con tutta calma, alla ricerca dei segnali bianchi e rossi che sono comparsi solo a metà salita, sotto il sole che a quel punto «coceva» un po’.
Breve tappa all’eremo di San Martino, con discesa nella cripta,
e poi l’ultima «appettatina» fino al pratone davanti alla chiesa mai finita.
Rapido cambio di maglietta e via in discesa, prima ai Quattro venti (dove nell’abbeveratoio c’erano dei pescioni un po’ incongrui in quel posto)
e poi, attraverso il bosco pieno di ciclamini, fino a Farfa.
Breve sosta nella caffetteria dell’Abbazia, dove mi sono premiato con una fetta di crostata e un caffè, e poi gli ultimi quattro chilometri verso casa (che a quel punto mi sono sembrati almeno il doppio).
Nel giro ho perso tre chili/litri di liquidi. Ma la mattina dopo ne avevo ripresi solo due. Un chilo di me è rimasto tra prati e ginestre, sotto il sole caldo di una mattina d’aprile che si credeva di essere giugno…
Essossoddisfazzioni…