Oggi ho avuto la prova che l’i-Phone 7 plus è impermeabile e abbastanza resistente.
Ero uscito di casa per una passeggiata sulla strada lungo il canale. Passato il primo ponte vedo che il livello dell’acqua è assai basso e che un gruppo di operai dell’Enel, con tanto di retino, cercano di prendere i pesci un po’ smarriti nell’acqua sempre in diminuzione. Mi spiegano che dovranno dragare il fondo e che per questo devono togliere tutta l’acqua dal canale. Per evitare che tutti i pesci muoiano devono acchiapparne il più possibile e gettarli nel Farfa. Li saluto e continuo a passeggiare.
Il canale è ridotto a una serie di pozze da enormi ciuffi di erbe che lasciano scorrere l’acqua ma negano ai pesci la possibilità di andare oltre. Sono decine, centinaia, di ogni dimensione (ci sono anche delle sleppe da un chilo o più) in ogni pozza. Fanno avanti e indietro, sempre più frenetici, sempre più consci di essere in trappola. A un ponte mi affaccio sull’acqua, ne vedo tanti, di pesci, decido di filmarli, inizio a farlo ma l’i-Phaster mi sfugge dalle mani. Sembra una scena di Brian De Palma. Succede tutto al rallentatore. Lo vedo scivolarmi dalle mani, cascare sulla base del ponte, rimbalzare e piombare giù (il filmato in apertura è quello che stavo girando quando è successo il fattaccio; la ripresa si è pietosamente autointerrotta appena il telefono lascia le mie mani…). La caduta si ferma sulla parete obliqua, l’i-Phaster resta lì, mezzo dentro mezzo fuori dall’acqua, appoggiato su un ciuffetto d’erba fangosa
– Cazzo – penso. – Cazzo cazzo cazzo… E mo’ che faccio?
La prima tentazione è quella di mettermi a piangere e chiamare mamma. Ma mia madre non c’è più da oltre quarantacinque anni. E poi, se davvero mi guarda da lassù, mi sa che con il suo senso dell’humour più che altro si stia facendo una bella risata per l’implausibilità di quello che sta avvenendo.
Poi arriva l’idea. Penso rapidamente che con una lunga scala, una di quelle che si usavamo un tempo per salire sugli olivi, si potrebbe scendere sotto e recuperarlo. Non riesco a immaginarmi atletico che volteggio nel vuoto, ma qualcosa va fatto.Vedo gente in cima alla salita che parte dal ponte, mi dirigo in quella direzione. I signori che vivono lassù hanno in effetti una di quella scale, scendono con me giù al ponte, e la scala è abbastanza alta perché uno dei due possa calarsi nel canale, recuperi il telefono e me lo ridia. Incredibile a dirsi funziona. E un po’ sporco di fango, soprattutto la custodia, ma sembra non avere avuto nessuna conseguenza dal volo.
Ringrazio commosso (poco dopo tornerò con qualche bottiglia di vino per concretizzare la commozione) e decido di tornare indietro. Al ponte dopo i pesci sono tantissimi, continuano ad andare avanti e indietro, fanno davvero pena. Li rifilmo, facendo ovviamente molta molta attenzione a come tengo in mano l’i-Phaster.
Non è una bella giornata per essere pesce, qui e oggi.