A come Acuziano

Finalmente, dopo nove anni che ci pensavo, l’altroieri sono salito sul Monte Acuziano. Dopo la lezione con Chris, presa la decisione, mi sono diretto verso Fara Sabina, ho parcheggiato ai Quattro Venti, il valico proprio sotto Fara, mi sono messo gli scarponi, ho preso le racchette (che sono sempre in macchina) e mi sono accinto all’impresa..

Stimolato da un cagnetto taglia mini Jack Russel, che abita proprio lì e che, da rispettosa distanza, mi appalesava la sua insoddisfazione per la mia invasione del suo territorio, ho preso direttamente verso il rudere che incombe lì sopra. Ovviamente c’è una strada molto più semplice, che sapevo esistere ma che non mi sono messo a cercare. “E che vuoi che sia la salita per di qua? – mi son detto –. S. Martino è lì, sopra di me, a due passi o poco più…”.

E va bene. I passi erano un po’ più di due e resi vieppiù scomodi da sassi di tutte le forme, erba alta e rami secchi, con o senza spine, alternati ad arbusti bruciati. Ma vuoi mettere l’avventura?

Com’è, come non è, arrivo finalmente al pianoro dove sorgono i ruderi della chiesa con la quale i monaci di Farfa volevano porre rimedio all’essere l’antica abbazia in una posizione facilmente attaccabile (come dimostrò il famoso assedio dei Saraceni). Rimedio che però, se venne tentato due volte, sotto due abati diversi, a partire dall’XI secolo, entrambe le volte rimase incompiuto per la morte degli stessi abati.

La giornata era splendida, il sole alto nel cielo (sono arrivato su all’una e mezzo), un cielo blu e senza nuvole, solo una leggera caligine verso l’orizzonte.

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Nella panoramica qui sopra, la chiesa di S. Martino vista dal lato nord (a sinistra, sul colle gemello, il monte Buzio, c’è il paese di Fara Sabina). Nella foto qui sotto, l’interno dell’abbazia, un grande spiazzo (ho letto da qualche parte 70 metri per 30, a me è sembrato un po’ meno) tutto ricoperto d’erba e d’ortiche.

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Dal lato ovest c’è una gran bella vista, con l’invaso artificiale della centrale idroelettrica degli anni 30 (quello stesso invaso che una volta uno mi ha detto, con fare un po’ ammiccante, essere fatto a forma di “m”, come il Suo nome: in realtà era il cognome, e la maiuscola era implicita nel modo in cui l’informazione mi è stata data), accanto c’è Torre Baccelli, più sotto la nostra valle (ci deve essere anche casa nostra, anche se con la caligine è difficile distinguerla) e sullo sfondo l’onnipresente Soratte.

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Ma sul monte non c’è solo il rudere dell’abbazia mai terminata. Ci sono altri oratori e romitaggi (che cercherò in una prossima salita). Scendendo attraverso il bosco e seguendo il sentiero, quello che avrei dovuto fare anche all’andata (è segnalato con i classici sbaffi bianchi e rossi su pietre e alberi…) ecco un altro edificio tra gli alberi

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e un misterioso buco nel terreno, che prometteva chissà quali sorprese,

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alle quali ho resistito (devo dire senza troppi sforzi). Esplorarlo da soli e senza una corda sarebbe stato fesso persino per me…

Avrei altro da scrivere e altre foto da mostrare (tra cui quella di un’altra bella feritoia) ma lo lascio a un altro post. Ché mi sa che sono già andato oltre il dovuto…

6 pensieri su “A come Acuziano

  1. salve. Mi sa dire dove si trova di preciso il “buco nel terreno” della foto sopra?
    è nei pressi del sentiero vicino alle costruzioni diroccate nel bosco?
    grazie, carlo

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