Come spesso mi succede, mi ricordo di fotografare il piatto quando già l’ho apprezzato un bel po’, ma quando quello che mangi ti prende fino in fondo è difficile
appoggiare la forchetta sul piatto, tirar fuori l’i-Phaster e scattare. Ma poi l’animo del blogger inde-fesso prevale: s’interrompono i mugolii di piacere e si scatta. Poi però si ricomincia subito ad alternare masticazione e mugolii di piacere.
In effetti la verdura ripassata di ieri era forse la più buona che abbia mai mangiato, o che almeno ricordi (questa seconda ipotesi è più realistica ma in fondo non confligge troppo con la prima: quello che non ricordo, in fondo, è come se non fosse esistito, dunque…). Amorosamente raccolta da me in mattinata tra orto e campo, consisteva di: infiorescenze di broccoletti all’olio, infiorescenze di minestra napoletana liscia, infiorescenze di cavolo nero, minestra napoletana riccia, bietina selvatica e qualche cespo di crispigno. Se qualcuno si chiedesse che cosa sono quelle briciole sparse in superficie, sono quello che resta di un sacchetto di taralli pugliesi quando i taralli sono finiti: pezzetti e briciole sparse, che bisogna pur utilizzare in qualche modo.
Parafrasando Eraclito, non mangerò mai più una verdura così. Magari ne mangerò una migliore – farò di tutto perché succeda – ma così, mai più. È anche questo il bello della vita.