L’accesso diretto alla Rocca, quello da est, era sbarrato da una staccionata che non c’era l’ultima volta che ero stato lì, nel dicembre del 2018. Allora ho provato a passare dal versante Nord, seguendo una traccia di sentiero sotto il roccione su cui la fortificazione è stata costruita mille anni fa. Dopo una ventina di metri mi è sembrato di vedere una via facile per salire. E ci ho provato. Passo dopo passo, cercando appigli sicuri cui reggermi mentre andavo su. Ma il ramo sul quale avevo fatto affidamento mi ha tradito e, per un breve istante terrorizzante, ho sentito il mio corpo cadere all’indietro. Ho pensato: «Eccallà (traduzione dal romanesco: eccola là), stavolta l’ho fatta grossa». Poi, non so come, sono riuscito a contrastare la spinta verso il fuori e a cadere in avanti. Ho sentito un forte clac della mandibola contro la mascella, un dolore sordo al ginocchio e, assieme alla vergogna per essere caduto come un coglionaccio, la soddisfazione di essere ancora vivo. Una scarica di adrenalina che non ti dico.

L’accesso a est, oggi sbarrato da una staccionata
Alla fine me la sono cavata con un’escoriazione sulla tibia sinistra e con una contusione alla spalla destra, con un dolore che nel corso della giornata è diventato sempre più forte ma l’indomani mattina (cioè stamattina) invece di aumentare, come temevo, era molto diminuito. M’ha detto bene. Santa Pupa m’ha protetto ancora.