Una storia di otto anni fa. Oggi il tassista andrà verso i sessanta, io sono più vicino ai settanta che ai sessanta, la giovane dea sarà un po’ meno giovane ma probabilmente ancora dea. Ma se penso a quella sera ancora rido…
P.S. Se non la ricordate, questa storia, o se è la prima volta che vi ci imbattete, mi raccomando, cliccate sul mio nome qui in basso così si apre tutto il vecchio post e potete vedere come va a finire. Dulcis in fundo…
Luogo: piazza Pio XI a Roma. Tempo: stasera, più o meno alle 19. Protagonisti: un tassista poco meno che cinquantenne, il sottoscritto, un’apparizione.
La storia comincia così. Accompagno Daniela dall’oculista. Arriviamo tardi perché avevamo sbagliato studio, andando ovviamente dall’altra parte di Roma. Arriviamo trafelati, D. scende e si dirige verso lo studio. Io l’aspetto in macchina. Parcheggio accanto a un cassonetto, anzi, accanto a due cassonetti. Una macchina si ferma alla mia sinistra. Non capisco. Poi mi rendo conto che è un taxi: si sta formando una fila di taxi in attesa al posteggio lì vicino. Ascolto Caterpillar, a un certo punto faccio un po’ marcia indietro, il tassista che mi sta accanto dice qualcosa. Scendo, lui apre il finestrino e mi dice: “Non si preoccupi. Quando serve mi sposto e la faccio passare”. Io: “Non mi preoccupo. Mi sono spostato perché così mia moglie, quando viene, mi vede”. Lui:…
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