Luogo: piazza Pio XI a Roma. Tempo: stasera, più o meno alle 19. Protagonisti: un tassista poco meno che cinquantenne, il sottoscritto, un’apparizione.
La storia comincia così. Accompagno Daniela dall’oculista. Arriviamo tardi perché avevamo sbagliato studio, andando ovviamente dall’altra parte di Roma. Arriviamo trafelati, D. scende e si dirige verso lo studio. Io l’aspetto in macchina. Parcheggio accanto a un cassonetto, anzi, accanto a due cassonetti. Una macchina si ferma alla mia sinistra. Non capisco. Poi mi rendo conto che è un taxi: si sta formando una fila di taxi in attesa al posteggio lì vicino. Ascolto Caterpillar, a un certo punto faccio un po’ marcia indietro, il tassista che mi sta accanto dice qualcosa. Scendo, lui apre il finestrino e mi dice: “Non si preoccupi. Quando serve mi sposto e la faccio passare”. Io: “Non mi preoccupo. Mi sono spostato perché così mia moglie, quando viene, mi vede”. Lui: “No, non faccia così. Se ne vada. La lasci qua. È meglio. Io lo so: so’ separato”. Io: “Ma no, non si può. E poi fa freddo. Che faccio, la lascio qui al freddo?”. Lui: “Perché no? Se ne vada. Mi dia retta. So’ tutte uguali. Tempo fa ci siamo separati in tre-quattro amici. Tutti assieme. Una moria. E tutte le mogli dicevano: a quello je levo tutto. Dia retta a me, se ne vada”.
Continuiamo a chiacchierare un po’. Parliamo delle rispettive automobili. Poi vedo che si blocca, ammutolisce, mi guarda, guarda dietro me. Mi giro e vedo una giovane dea dalla coscia lunga, fluenti capelli neri e stivali alti, che viene verso di noi e dice qualcosa. Lui la guarda interrogativo, poi annuisce e le risponde: “No, il primo della fila è quello là davanti, quello brutto”.
Poi mi guarda e fa: “Pensavo che era sua moglie e m’ero detto: e mo’ capisco perché l’aspetta…”
L’ha ripubblicato su enricogalantinie ha commentato:
Una storia di otto anni fa. Oggi il tassista andrà verso i sessanta, io sono più vicino ai settanta che ai sessanta, la giovane dea sarà un po’ meno giovane ma probabilmente ancora dea