Per molti anni è stato il sinonimo della nuova interpretazione filologica della musica barocca. Johann Nicolaus Graf de la Fontaine und d’Harnoncourt-Unverzagt, per i fans Nikolaus Harnoncourt, violoncellista, gambista e direttore d’orchestra, con il suo Concentus Musicus ha impresso una svolta fondamentale nell’esecuzione della musica pre-romantica. Organici ridotti, strumenti originali (o copie fedeli degli stessi), diapason più basso, prassi interpretative desunte dai testi dell’epoca. Se non fu una rivoluzione poco ci mancò. E tutto cominciò con l’eco che ebbe la sua esecuzione dei Concerti brandeburghesi, il cui disco uscì per la Teldec nel 1964 (la mia copia è del 1969, cinquant’anni fa…). Dopo di lui la musica barocca non è stata più la stessa.
Chi mi legge sa che io per i Brandeburghesi ho una vera e propria passione. E che proprio un’esecuzione (quella di Rinaldo Alessandrini) di queste musiche incredibili è per me il più bel disco che possieda. All’esecuzione di Gustav Leonhardt, del 1977, anche questa una pietra “emiliana”, ho dedicato un altro post.
Ieri ho riascoltato i dischi di Harnoncourt. Fa una certa impressione, l’ammetto. Anche perché oggi è difficile ricordare l’effetto che fece allora. Il fraseggio è un po’ rigido, i piani sonori a volte un po’ confusi. La qualità della registrazione nel corso dei decenni ha fatto passi da gigante, ma quando lo ascolti non puoi non pensare a quanto sia stato un gigante quest’uomo. Che prima di esibirsi con il suo gruppo costrinse i musicisti del Concentus Musicus a quattro anni di prove per impadronirsi fino in fondo della tecnica e dei princìpi dell’esecuzione che propugnava. Un manipolo d’eroi. Sarebbe un bellissimo soggetto per un film.