Questo post, scritto esattamente sette anni fa, ha avuto una storia strana. Il tono di partenza era divertito, e non poteva essere altrimenti, nel tentativo di rievocare una figura mitica della mia giovinezza: Maurizio Limarzi, detto Mammola, il nostro capoclasse nei tre anni del liceo al Massimo. Un ragazzone la cui misura era la dismisura, anche nella simpatia. Un leader nato. Gli aneddoti su di lui erano diventati leggenda e, diversamente da quanto m’è successo con altri compagni di scuola, era scomparso dal mio radar una volta terminato il liceo. Un post divertito e (speravo) divertente.
Ma poi, tre anni dopo, il commento di un altro compagno di scuola, suo amico del cuore, introduce il dramma nel post. Mammola – scriveva Stefano Mizzau –era morto due giorni prima, un infarto mentre giocava a poker. E, dopo l’annuncio di Stefano, altri pensieri di parenti di Maurizio che lo ricordavano. Strana la vita, anche nella blogosfera…
Scrivendo ieri di botanica, non mi sovveniva il nome del nostro professore di scienze al liceo. Ho telefonato a Puccio che così, d’emblée, ha sparato: padre Socciarelli (andando a scuola al Massimo, molti insegnanti erano sacerdoti… ). Bingo. Era proprio lui. E pensando a padre Socciarelli è stato inevitabile per me riandare con la memoria alle gag tra lui e quel fantastico istrione che era il nostro capoclasse, Maurizio Limarzi, detto Mammola. Ovviamente l’autore delle gag era Mammola, e il buon gesuita era la spalla (involontaria).
Due parole su Maurizio. Era un ragazzone nel vero senso della parola. Alto, grosso, con una gran massa di capelli che andavano in tutte le direzioni, aveva la vocazione del capoclasse, con tutti gli onori e gli oneri che questa qualifica comportava: se la classe era impreparata, toccava a lui sacrificarsi con Padre Rozzi, il preside nonché professore di filosofia, e assumere su…
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