A proposito di rumori, anzi, di suoni, di canti. Sabato, mentre tornavo dalla “spedizione” alla mola di Roccantica, dove finalmente avevo visto l’acqua scendere dalla cascatella sul Fosso di Tancia, nel bosco era tutto un cantar d’uccelli. A un certo punto mi fermo e “l’uccellino della Rai” mi canta il richiamo ascoltato migliaia di volte in radio proprio dietro l’orecchio. Mi giro, lo cerco con gli occhi nel verde, niente. Quasi subito dall’altra parte, ascolto un altro richiamo. Anche qui, piroetta (si fa per dire, in realtà mi giro con molta attenzione, non amo cadere) e niente, nessun pennuto in vista.
Voglio catturare il suono sull’i-Phastex con un video. Niente. Silenzio da destra e da sinistra. Al quarto tentativo sono premiato. Sopra di me un fringuello canta il suo verso (che sia un fringuello l’ho scoperto mettendo su Google le parole “uccello richiamo Rai”), poco più in là un compagno (o una compagna) risponde. Il primo replica e il secondo (la seconda) gli si sovrappone in coda. Il primo chiude il dialogo, ultimativo, con una cadenza abbreviata. Chissà che cosa si sono detti.
P.S. Se volete ascoltare il dialogo, per favore alzate al massimo il volume del vostro telefono (o iPad, o computer che sia). Gli uccelli, a differenza di certi umani sul treno o sull’autobus, non urlano nelle orecchie dei vicini…