Un ricordo indelebile

Qualcuno oggi ha letto (o quantomeno aperto) questo post. E allora l’ho fatto anch’io. È buffo: è un ricordo indelebile, per me, questo di noi del club dei coglioni che tutte le mattine concludevamo il rito della colazione intonando l’allegro iniziale della Primavera di Vivaldi, sotto il corridoio che portava alle scuole medie, dopo esserci sluffati (si fa per dire) una Fiesta e un caffè. Potevamo avere sedici-diciassett’anni, avevamo grandi speranze (chi non ne ha a quell’età?), eravamo bruttini e un po’ brufolosi. Di loro non so più nulla, non so che cosa abbiano fatto nella vita i miei compagni di allora, salvo uno che leggo sempre sul Corriere della Sera e che si sta avvicinando anche lui all’età della pensione…

enricogalantini

Eravamo in cinque-sei (di due ho ben presenti nomi e facce, degli altri purtroppo no). E tutte le mattine ci trovavamo nell’atrio del Massimo alle sette, sette e un quarto. La scuola iniziava più di un’ora dopo. Chi per un motivo chi per un altro eravamo lì praticamente all’alba. Io, per quel che mi riguarda, venivo accompagnato a scuola da mio padre, che lavorava all’Eur, alla Cassa per il Mezzogiorno, e veniva presto per evitare il traffico; d’altronde, se fossi andato a scuola con l’autobus, sempre alla stessa ora sarei dovuto uscire di casa per poi passare un’ora e più sballottato su due diversi mezzi pubblici, con tanto di troppo contatto umano…

L’atrio del Massimo

A forza di vederci lì, alla stessa ora, sempre gli stessi, facemmo amicizia e cominciammo a prendere l’abitudine di fare colazione assieme nel bar interno, che Pasquale apriva un po’ prima delle otto. A…

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