Oggi invece di camminare ho girato un po’ in macchina. Mi giravano in mente alcuni nomi: Sant’Agostino, San Vito, il Tullianum e con la fedele Duster ho provato a raggiungerli. Il primo dei luoghi era la chiesa, con annessi resti del convento, di Sant’Agostino. Sapevo più o meno dove si trovava ma raggiungerla (e poi da lì arrivare a una strada conosciuta, quella di san Luigi) è stato comunque in qualche modo emozionante, lungo una di quelle vie di campagna sabine che saliscendono seguendo la conformazione dei colli, larghe poco più di una macchina, che, mentre vai, fai sempre caso a ogni slargo, nell’ipotesi di dover tornare indietro se incroci un’altra vettura.
Così stamattina sono andato verso quelle parti sulla strada Finocchieto, poco prima della svolta per Catino ho preso la via che si chiama quasi come me, la via Galantina, poi la prima a sinistra e poi ancora la prima a destra. Di lì, curva dopo curva, quasi sempre in discesa, la strada porta fino al complesso di S. Agostino. Nel silenzio più totale, con le erbe dei prati in parte ammalvate dal sole e in parte ancora gelate di brina, lo spettacolo era davvero suggestivo.
La tradizione dice che l’origine del complesso risale al secolo IX. Ma la più antica citazione di questa chiesa è del 1316, quando viene ricordata nel testamento di un nobiluomo di Poggio Catino, certo Berardo di fu Berardo, dove in un passo si parla de “i frati dell’ordine degli Eremiti di Sant’Agostino e la Chiesa di Sant’Agostino ”. La chiesa era ovviamente e giustamente chiusa (dovrò trovare il modo di fare una visita con chi ne ha le chiavi). In un post dell’Associazione culturale S.Agostino leggo che “Le pareti erano certamente affrescate, come si può dedurre dai resti di affreschi che emergono dai muri imbiancati. Sopra l’altare si conserva una Madonna con Bambino e un’iscrizione: «Quest’opera fu fatta dal Frate Agustino del Bartolomeo da Catino addì 27 de Agusto 1578»”.
Qualche secolo dopo tutto finisce. Leggo, nel post di cui sopra, “Papa Innocenzo X il 15 Ottobre 1652 con la Bolla ‘Istauranda regularis disciplina’ soppresse il convento a motivo della «rilassatezza, insufficienza di rendite ed entrate e per riduzione degli elementi». Nel 1653 in applicazione della Bolla papale, fu istituito sopra le sue proprietà un Beneficio che veniva assegnato per concorso”. E ancora: “ Nell’Inventario redatto nel 1672 dal Beneficiato Alessandro Caioli, vengono riportate alcune osservazioni, che ampliano le conoscenze sulla storia di questa chiesa: «La chiesa rurale di Sant’Agostino è lontana dal castello di Catino un miglio e mezzo, è fatta a tetto, lunga palmi 80, larga palmi 40 e alta palmi 50. Si trovano in essa due altari, uno dedicato a Sant’Agostino e l’altro a San Nicola da Tolentino. Nel piano di detto altare (quello di San Nicola) vi è una sepoltura che prima serviva per tumulare i religiosi agostiniani»”.
Nelle pagine dei mie blog certi nomi e cognomi ritornano. Ma forse non per caso. Caioli era il cognome dell’uomo di Catino che sposò una delle sorelle di mio nonno (si chiamava Emma ed è la bisnonna dei miei cugini Enrico e Lilia), e del resto i Galantini possedevano case e terreni in paese nell’800. Chissà se questo Alessandro era un antenato…
Da Sant’Agostino, sempre saliscendendo, sono andato a San Luigi e poi a vedere l’affresco di San Vito, vicino a Cantalupo. Ma questo è un altro post…