L’aria limpida ma già con quel po’ di caligine da mattina di fine agosto. Era il 25 e mancavano pochi minuti alle 9. La panoramica a 360 gradi dalla cima, con sotto la Piana reatina, di fronte i Monti Sabini e poi a sinistra anche il Terminillo. In sottofondo il mio respiro ancora un po’ affannato e affannoso dopo le tre ore circa di salita (quelli bravi ci mettono due ore e mezza, ma noi non siamo/eravamo “bravi”). Negli ultimi secondi del filmato la rivelazione sul mio compagno di “cordata”. (Se non avete ancora visto il filmato, fermatevi qui e guardatevelo, perché nelle prossime righe ci sarà tanto di spoileraggio e vi perdereste la sorpresa, peraltro anticipata pochi secondi prima dell’apparizione da poche parole pronunciate con la sua inconfondibile voce…).
Ebbene sì, quella mattina Sergio passò a prendermi alle 4 e mezza. Alle 5 e mezza eravamo al convento francescano di Poggio Bustone. Mezz’ora dopo, su all’eremo, iniziavamo la salita a Cima d’Arme. Un gran bel culo, per i miei chili, la mia età (era il 2011 e mi avvicinavo ai sessanta) e la mia gamba. Ma che soddisfazione quel paesaggio, ed essere arrivati fin lassù, ai quasi mille e settecento metri della vetta, solo grazie alle nostre gambe e alla nostra tigna. Adesso posso dirimere il dubbio avanzato in un altro post qualche anno fa: la foto che pubblicavo allora era proprio del sottoscritto sulla Cima d’Arme. E per chiudere, al filmato aggiungo una bella foto del mio compagno che saliva sul crinale accanto a quello su cui salivo io. Epici.