Stamattina su Facebook quelli di Roma ieri e oggi, gran bella pagina con interessantissime foto della capitale, dalla metà dell’800 a oggi, hanno pubblicato una splendida immagine zummabile della Colonna Antonina nel 1855, piena di particolari,
con la porticina d’ingresso alla scala interna aperta, ma l’accesso parzialmente sbarrato. E mi è tornato in mente un divertente sonetto che – coincidenza – avevo letto qualche giorno fa sulla Strenna dei Romanisti del 1970, il numero del centenario della breccia di Porta Pia.
Nel sonetto il poeta, Augusto Marini, avvocato e patriota garibaldino, “esiliato dal governo pontifico per il suo liberalismo vivamente anticlericale” (come scrive nel suo articolo «Contrasto di voci romane nel 1870» Francesco Possenti) s’immagina un turista che a piazza Colonna, stupito del fatto che non s’entrasse più all’interno della suddetta colonna, chiedesse informazioni a una verduraia, la quale, non sapendone il perché, lo esortava a rivolgersi a un cameriere del bar vicino per saperne di più. A quel punto arriva un pizzardone che “je se presenta intrepido” e spiega l’arcano: l’ingresso è stato chiuso “Perché mo’ che je tocca a fa’ fagotto, / si c’entra er papa, pe’ disperazione, / è capace de buttasse giù de sotto.”
Post Scripta
Se volete vedere la foto in tutto il suo splendore, il link alla pagina del sito Roma ieri e oggi è questo.
Se v’interessa il sonetto nella sua interezza, dovete cliccare sulla parola colonna.
Se poi volete scaricare qualche numero de La Strenna dei romanisti, il link è questo.