Prendi una fetta di cacio giovane (quello nel piatto qui sopra è stato fatto dieci giorni fa e fino a mezz’ora prima riposava nella stanza d’invecchiamento di Nonno Amarando), ci versi sopra un filo d’olio nuovo, cinque olive che Verdone definirebbe “greche” (e pure il pizzicarolo le chiama così, anche se io quelle che ho mangiato in Grecia, di olive, me le ricordo diverse), un po’ di pane casereccio, evvai: il pranzo è “svoltato”.
Se poi dopo ti mangi anche un po’ d’insalata condita con un pizzico di sale e il suddetto olio appena macinato e molto saporito, la svolta è completa.