Fino alla Sella, poi stop

La lettura del libro sul Cauriol e la guerra nel 1916 ha portato con sé tanti ricordi. La catena del Lagorai è così legata alla mia infanzia e alla mia giovinezza che per me tornarci è tornare a casa, pensarci è pensare ad anni lontani, a momenti ed episodi che la memoria ha reso mito, a persone che non ci sono più.

Per me il Cauriol, per i racconti di mio padre (che alle salite sulle montagne preferiva comunque le passeggiate nei boschi) e per tutte le storie della Grande Guerra, è LA montagna, a dispetto dei suoi soli 2495 metri d’altezza. E pur soffrendo di vertigini ho coltivato a lungo l’insana speranza di riuscire a salire in vetta. Una volta ci ho provato sul serio. Ma arrivato all’ultima salita ho avuto paura e ho rinunciato.

Avrò avuto trent’anni. Ero abbastanza in forma e stavo a Ziano con mio padre e altri parenti. Una mattina decido: provo a salire sul Cauriol. Non dico niente a nessuno e, solo, come spesso mi capita, prendo la macchina e salgo a Sadole. Parcheggio e affronto baldanzoso il sentiero di guerra che porta su al Pian del Maseron e al Passo Sadole, alla base del Cauriol.

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Il Cauriol dalla cima del Cardinal (foto presa dal sito Escursioni sui sentieri della Grande Guerra)

Quattrocento e rotti metri di dislivello che supero in neanche un’ora. Al bivio scelgo di provare a salire per il sentiero austriaco (nella foto qui sopra è quella traccia che si vede sul ghiaione). Sempre baldanzoso (solo un briciolo di meno) salgo per il sentiero, con il cono del Cauriol che incombe su di me. L’ultimo pezzo lo faccio un po’ con le mani e arrivo alla forcella tra il Cauriol e il Cauriol piccolo (quello spunzone di roccia sulla destra). Lì mi fermo a guardare il paesaggio – bellissimo – e a riprendere fiato. Incontro due ragazze che scendevano dalla vetta e si apprestavano a tornare a valle attraverso il sentiero italiano (che è sull’altro versante: quello, assai più ripido, attraverso il quale nel 1916 gli alpini salirono a conquistare il monte). Ci salutiamo, loro scendono, io tiro fuori il libriccino con le varie gite sui Lagorai che portavo con me e leggo: dalla Sella Carteri (il nome della forcella in cui mi trovavo) il sentiero sale più ripido a sinistra fino in vetta. Ed è stato quel “più ripido” che mi ha fregato. A me sembrava già quasi troppo ripido il sentiero che avevo fatto per arrivare lì, a poco più di cento metri dalla vetta. Figuriamoci farne uno “più” ripido. Non ero stanco, ma ero solo. E ho avuto paura. Così ho rinunciato a salire ulteriormente, ho riaffrontato il sentiero austriaco (e qualche passaggio l’ho fatto “di culo”, per maggior sicurezza)  e sono sceso a valle. Ho ripreso la macchina e sono tornato a casa, in tempo per il pranzo.

– Che hai fatto oggi? – chiese mio padre tra un boccone e l’altro.

– Niente di ché. – risposi – Una passeggiata su a Sadole.

Mai dire bugie, se non è assolutamente necessario. Molto meglio una parziale verità.

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