… the love you take is equal to the love you make...
Domenica 28 maggio “il mondo è ufficialmente finito. Almeno a Roma, sponda giallorossa. Ma ce n’è forse un’altra che conti qualcosa, in città?”, come scrive mia nipote Giulia Corda, romanista fin da prima di nascere.
Domenica sarà l’ultima partita (ammesso che il pelato gliene conceda uno scampolo) dell’ultimo re di Roma. Almeno l’ultima partita sulle rive del Tevere, che in America il nostro quarantenne ancora potrebbe dire la sua.
E magari, se davvero continuasse a giocare oltreoceano (ma non ci credo), sarebbe l’occasione anche per me di farlo, ‘sto salto a Miami…
Domenica non andrò allo stadio – troppa gente, non fa per me – ma me ne starò incollato alla televisione, aspettando due avvenimenti: i tre punti della qualificazione diretta alla Champions (e di questo andrà reso onore al merito al pelato) ma soprattutto il boato dell’Olimpico quando entrerà il Capitano. E siccome molto probabilmente sarò solo nella mia stanza, potrò dare sfogo alle emozioni: non credo che una cosa come questa succederà ancora, nella mia vita.
E siccome non trovo parole adeguate alla bisogna, ho deciso di chiudere questo post con due paginette vergate dalla nipote Giulia di cui sopra, un incubo che si trasforma in una rêverie, un racconto che s’intitola, ovviamente, Capita’ (lo trovate cliccando qui sotto).