Ieri sono stato alla Galleria nazionale d’Arte antica di Palazzo Corsini alla Lungara. Il mio obiettivo primario era quello di vedere le opere di Daniele da Volterra, provenienti dalla collezione Elci di Siena, temporaneamente esposte in una sala del museo (il tipo di mostra che tipo prediligo: quella con due quadri…). Ne ho approfittato per girare un po’ la galleria: erano anni, se non addirittura decenni, che non ci entravo. E tra le tante opere custodite (ed esposte un po’ a cavolo, se posso dire: senza cartellini che indicassero autore e titolo dell’opera, con dei fogli da consultare che in più di una sala indicavano solo le opere principali. Ma se non dite che cos’è un quadro, perché esporlo?) il mio sguardo è stato colpito soprattutto da due tele. La prima è una Madonna con Bambino di Orazio Gentileschi, il papà di Artemisia.
Un quadro che ricorda molto la Madonna dei Pellegrini dell’amico Caravaggio
Mutatisi mutandis, infatti, la modella sembra la stessa, quella Lena, amante del Merisi, da quest’ultimo ritratta nella pala di S. Agostino e in più di un altro quadro. E del resto anche l’anno di realizzazione delle due opere è lo stesso, il 1604. Il Bambino, anche nell’opera di Gentileschi, è un bambinone un po’ oversize, ma qui il gioco degli sguardi è privato, è tra madre e figlio, non tra i due e il mondo esteriore rappresentato nella pala di Caravaggio dai pellegrini inginocchiati davanti alla porta di casa. È una dimensione più raccolta, più intima, più casalinga, più da devozione privata. È davvero un gran bel quadro, comunque, il quadro di un grande pittore.
P.S. La seconda tela che mi ha colpito? Ne parliamo domani…