Sono monotono, lo so, ma leggendo le Strenne dei Romanisti trovo tante di quelle “chicche” che non resisto alla tentazione di condividerne alcune con i miei ventitré lettori.
Stamattina stavo scorrendo la Strenna del 2008 quando sono incappato in un breve ma delizioso articolo di Manlio Barberito, studioso che avevo già piratato nel post precedente citando abbondantemente un suo intervento sulla strenna dell’anno dopo (sto andando a ritroso, una strenna al giorno, sono meglio delle mele per togliere il medico di torno…).
Orbene, l’articolo cui accenno oggi “A proposito di un’ingiuria romanesca” (che fuor di metafora è l’arcinoto e arciusato Li mortacci tua) è assolutamente magistrale. Una divagazione colta da parte dell’autore (all’epoca 96enne…) su una delle offese peggiori che poteva esserti rivolta, quella verso i tuoi antenati, la tua unica vera ricchezza, “i più potenti intercessori presso il Signore per ogni nostra occorrenza spirituale e materiale”. Barberito racconta come quell’insulto avesse avuto influenza anche nel modo di contare dei romani. E, come nel post precedente, lascio la parola alla prosa del quasi centenario “romanista”.
E, a proposito di “cariola” non manca un altro bel ricordo…
P.S. A proposito, come sono cambiati i tempi: oggi li mortacci tua, come anche fijo de ‘na mignotta – altra offesa in origine sanguinolenta – hanno assunto anche una connotazione scherzoso-benevolente, da “gioco tra amici”, con la seconda che contiene persino un elemento di ammirazione nei confronti dell’insultato, finendo per divenire quasi un complimento…