Oggi che Daniela è in giro per l’Italia, pranzo tra soli uomini. Il trio che compatto fece anni fa il giro dei tre rifugi sopra Moso. Pranzo in famiglia, insomma, con fratello e cognato. Per loro (e per me, ovviamente) ho preparato un primo che mai avevo fatto. Ho usato un tipo di pasta che ho comprato l’altro giorno, di cui non so il nome (il pastificio D’Apuzzo di Gragnano non lo scrive sulla bella busta di carta che contiene la pasta e nemmeno nel sito), ma che è molto buona, sono delle specie di pennette lisce, ma d’impianto triangolare (vedi foto qui sotto).
Il condimento consisteva in una specie di purè di fave, ovviamente sbucciate e fatte cuocere a fuoco bassissimo con mezza cipolla per il tempo che serve perché si sfaldino, allungando volta a volta con acqua o brodo (io ho messo nella prima tazzina d’acqua del brodo granulare vegetale, poi ho allungato con acqua e basta). Mentre la pasta cuoceva ho portato a croccantezza dell’abbondante guanciale del mitico Facioni di Poggio Mirteto, sfumato alla fine con un goccio d’aceto e poi messo a scolare del suo grasso. Al momento della mantecatura ho aggiunto del pecorino bello stagionato di Monte Poro, un filo d’olio fresco e una grattuggiata di pepe. Il tutto accompagnato da una bottiglia di Luna Mater del 2010, il Frascati di punta di Fontana Candida (devo dire niente affatto male: non so quanto tipico, ma con un buon corpo e una buona beva).