Damião e Luis, due storie e due visioni della storia

Ho appena finito di leggere un gran bel libro, Una storia d’acqua di Edward Wilson-Lee. Uno di quei libri-mondo che ti aprono nuove prospettive, che quando lo finisci ti senti più intelligente – anche se non hai fatto altro che leggere e dunque non hai nessun merito. Ma le circa 280 pagine di questo libro (quaranta delle quali di note – è scritto come un romanzo ma è un saggio) sono davvero una immersione totale in un mondo sconosciuto (per me), una miniera di informazioni, notizie, ragionamenti che, partendo dai due personaggi-protagonisti, Damião e Luis, ricostruiscono tutto un secolo – il Cinquecento – del loro paese, il Portogallo, ma in realtà dell’Europa intera e, ancora di più, dei rapporti tra Occidente e Oriente. Due visioni del mondo, allora ma anche oggi.

Damião di cognome fa De Gois, è un intellettuale a tutto tondo, da diplomatico gira tutta l’Europa, adora la Polifonia di Josquin Des Prez, compra quadri di Hyeronimus Bosch, conosce Lutero, è l’ultimo allievo di Erasmo, diventerà archivista ufficiale di corte e morirà in circostanze misteriose dopo due anni di processo da parte dell’Inquisizione.

Luis è il poeta Camões, quello delle Lusiadi, il cantore delle gesta di Vasco De Gama, un avventuriero che, quando non naufraga, finisce spesso in galera. Poeta dalla vena insopprimibile scriverà l’epopea del suo paese che lo consacrerà tra i più grandi di ogni tempo.

E tutto intorno ai due un mondo sconosciuto. Che nel Quattrocento conosce già la globalizzazione (nessuno in Europa coltiva più il grano che viene tutto da Germania e Polonia), che nel secolo successivo vedrà come reazione la nascita dei nazionalismi… E in quel mondo che cambia vorticosamente, che “scopre” nuovi mondi e li colonizza, c’è chi è aperto agli altri, alle sensibilità e alle culture diverse, come Damião – e sarà perdente – e chi invece è pienamente portogallocentrico, eurocentrico, cristianocentrico, come Luis Camões. E vincerà. E il mondo diventerà come è adesso…

P.S. Ho comprato il libro dopo aver letto una recensione magistrale di Piero Boitani sul Domenicale de Il Sole 24 ore. Ero sicuro che non sarei rimasto deluso. Ma non mi aspettavo un libro così bello

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