Gerardo Iacoucci: una vita in jazz

«L’albero si riconosce dai frutti. Non è soltanto una verità, è Vangelo» Comincia così la presentazione di Antonio Poce a Omaggi, l’«autobiografia partecipata» di Gerardo Iacoucci che l’Associazione Gottifredo di Alatri ha dedicato al musicista ciociaro, pianista jazz (sulle orme di Lennie Tristano), maestro di cori gospel, animatore e direttore di big band, docente alla Scuola di Musica di Testaccio e poi al Conservatorio Refice di Frosinone, arrangiatore, accompagnatore, cittadino onorario di New Orleans (e tant’altro ancora…)

Gerardo Iacoucci (foto Giovanni Poce)

È decisamente una bella lettura questo bel libro, raffinato nella sua realizzazione grafica (a cura dello stesso Antonio Poce) e pieno di vita e di storie nei suoi racconti di un’esistenza lunga e ricca di incontri e di contaminazioni.
Ci sono i ricordi dello stesso Iacoucci: le sue collaborazioni con grandi jazzisti come Kenny Clarke o Toots Thielemans, o con miti come Josephine Baker, oppure con grandi nomi della canzone italiana, da Milly a Nicola Arigliano o Modugno, ma anche l’esperienza del piano bar o delle crociere ai Caraibi, fino alla lunga stagione dell’insegnamento nella cattedra di musica jazz al Conservatorio Licinio Refice di Frosinone
E poi ci sono gli «omaggi» di amici musicisti italiani, discepoli e non, che ricordano con affetto e gratitudine la sua arte, la grande disponibilità sempre dimostrata nei confronti di allievi e colleghi, ma anche la sua intransigenza in fatto di deontologia professionale unita a una pronunciata attitudine al dono (e queste due cose insieme me lo rendono vieppiù simpatico).

A questo punto posso anche confessare che prima di leggere questo libro non conoscevo la musica di Gerardo Iacoucci. Ho cercato di porre rimedio alla mia ignoranza andando a cercare sulla Rete. In questi anni 20 di questo secondo millennio abbiamo YouTube che è una specie di catalogo universale di quanto è stato suonato e inciso (Più per il rock che per il jazz, va detto). Non c’è molto in effetti su Iacoucci. Ma quello che c’è è molto bello. Alcuni pezzi registrati dal vivo nel 2019 dal musicista allora ottantatreenne all’Università di Roma, dicono più delle mie parole. Vedi ad esempio la sua versione per solo piano (https://www.youtube.com/watch?v=hQPrnXaZl50) de Le foglie morte l’intramontabile classico di Prevert/Kosma

Iacoucci mentre suona Le foglie morte

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