
Difficile sciogliere l’ambiguità del titolo qui sopra, dove tutto dipende dall’accento su quella piccola vocale, la “e”, ingabbiata tra le due coppie di consonanti. In un caso si tratta di far buon viso davanti alle ragioni dell’età e della forma fisica; nell’altro – magari metaforicamente – infierire su se stessi a colpi di arma bianca.
La débâcle è stata forte. La gamba incerta dal mattino, il fiato corto, e così la passeggiata semplice per eccellenza, quel Cavelonte che in famiglia s’è sempre fatta come primo sciogligambe in preparazione delle successive uscite ben più impegnative – tutte, o quasi, le passeggiate a Ziano sono più impegnative – quel Cavelonte s’è rivelato tosto assai. Mio fratello quando oggi ci siamo sentiti e gliel’ho raccontato s’è messo a ridere e anch’io ridevo (ma era un riso amaro).
La realtà è che magari sono fuori forma, tra il mal di schiena e altri piccoli problemi delle ultime settimane. Ma è anche vero che il tempo passa e quello che un tempo era facile magari non lo è più. La domanda da porsi, forse, è se continuare a frequentare i luoghi che ti portano inevitabilmente a “infandum renovare dolorem”, senza che nessuno te lo chieda, per di più, (ma godendo anche di tonnellate di ricordi belli) o cambiare rotta e luoghi…