
C’è chi rinuncia e chi invece no. E c’è chi, oltre a non rinunciare lui, ti motiva a insistere pure tu. Mio cognato Franco, il rilassato ragazzino 75enne che ho ritratto stamattina sulla sdraio al Biolago di Predazzo, mentre sorseggiava in tutta tranquillità uno skiwasser, non è solo uno che non molla mai, è un grande motivatore.
Ancora ricordo l’anno scorso (era l’anno scorso?) quando praticamente mi fece arrivare su ai (quasi) duemila metri della Malga Aie a forza di “dai che manca poco, mica possiamo mollare proprio adesso”, quando io invece, che sentivo di non averne più, avrei avuto tanta tanta voglia di mollare.

Così anche quest’anno – ieri per l’esattezza – mentre arrancavamo verso il Cavelonte e l’Ale diceva che no, che lei non gliela faceva più e si fermava, mentre io dicevo che sì, che potevamo fermarci lì (e mi sentivo un po’ in colpa per averle proposto quella passeggiata) Franco no, con garbo ma con fermezza convinceva nostra cugina a fare quegli ultimi tre-quattrocento metri, e in effetti la meta era vicina e la strada per arrivarci decisamente assai meno tosta di quella che avevamo fatto fin lì.

Franco ricorda le sue maratone qualche decina d’anni fa. “Tutti che dicevano ‘È tremendo, alla fine crolli’, e io che pensavo, prima della mia prima volta a Londra, che in fondo l’ultimo allenamento con Annamaria avevamo fatto Roma-Ostia e ritorno, 38 chilometri, insomma, la lunghezza ce l’avevamo nelle gambe, l’avevamo già fatta, in pratica, la Maratona. E in effetti, ricorda, la crisi è arrivata – potere della mente – proprio al 38 chilometro… ma lì mi sono ricordato che Angelo mi aveva detto che non ci si doveva fermare, se no era finita, e allora ho continuato a camminare e poi a ripreso a corricchiare fino alla fine”.
Insomma, basta volerlo e si arriva. Vero, fino a un certo punto, però. Poi ci sarebbe il discorso della difficoltà di ieri a fare una passeggiata che storicamente è sempre stata per noi, dagli anni cinquanta/sessanta, il primo assaggio di montagna, la camminata che richiedeva un’ora e che si faceva con tranquillità per prepararsi a mete più impegnative, ma questa è un’altra storia…