Che giornata, quella di oggi. Due-tre giorni fa ce la facevamo sotto dal freddo e oggi, a pranzo, abbiamo mangiato al ristorante, all’esterno, sotto un sole così bello che il golf era sufficiente (sembrava di essere già in primavera, qui in Sabina). E abbiamo anche mangiato alla grande ai Granari, un ristorante vicino casa.

Un ristorante dove andiamo da quando siamo qui, quindi da più di quindici anni, un ristorante che è sempre stato una sicurezza ma che negli ultimi anni ha avuto una bella evoluzione, soprattutto da quando una nuova generazione ha preso la guida, ha consolidato la scelta di puntare sul pesce e ha rinnovato con molto gusto l’interno e la terrazza. In sala regnano efficienza e gentilezza. In cucina lo chef Federico osa e indovina. Conosce la materia prima, ha inventiva e i piatti sono di solito decisamente azzeccati. Quelli del menu ma anche quelli fuori menu.

Oggi ad esempio, io ho preso un antipasto e un primo entrambi fuori menu. E ho mangiato assai bene. Con il carpaccio di orata con cipolla e caviale d’arancio. E con un risotto alla carbonara di calamaro. Il riso, infatti, che prende il colore nero grazie all’inchiostro del calmato, è con crema d’uovouovo, straccetti di calamaro morbidissimi e guanciale croccante. Una sciccheria. Un piatto che io metterei in menu. Il tutto bagnato da uno strano vino che ancora non ho capito (dovrei approfondire la conoscenza…), la Nosiola Belle di Poli, un bianco frizzante naturale prodotto ovviamente in Trentino che comunque andava giù proprio bene. A giudicare dalle facce di tutti i commensali (tranquilli, al tavolo eravamo in quattro come da regole, noi e gli amici Rocco e Marianne) non sono il solo ad aver mangiato e bevuto alla grande…