Galantini Jones ha colpito ancora. Ieri il nostro prode eroe, accompagnato, questa volta, dall’altrettanto prode Nat Maddox (il validissimo professor Natale Madeo, grande fotografo e agile montagnard) si è calato dal sentiero degli Elci per raggiungere la grotta di San Nicola, che sta proprio sopra Toffia. Partendo dal cartello scritto in verde, che si trova sul sentiero di mezza costa che parte da Fara e arriva fino in fondo alla catena degli Elci, siamo scesi, utilizzando una traccia di sentiero abbastanza labile, di quella quindicina di metri necessari per arrivare alla parete verticale, in parte naturale, in parte realizzata dall’uomo con un muro di pietre e calce, sotto alla quale si apre la cavità.
L’imboccatura è bassa ma all’interno si può stare comodamente in piedi se, come il sottoscritto, non siete alti un metro e ottanta. All’interno ci sono due vani, se così si possono chiamare, divisi da una parete di roccia. In quello di destra ci sono due specie di nicchioni, scavati, non naturali, uno dei quali quasi pavimentato. Nel vano di sinistra, quello più grande, su una parete i resti di un intonaco fanno pensare a qualche tipo di dipinto di cui non rimane però nessuna traccia (o quasi nessuna, a essere ottimisti o dotati di una gran vista).
Fuori, sulla parete, poco a sinistra dell’imboccatura della grotta, una piccola incavatura, quasi una nicchia, con l’avanzo di una specie di tettino, muro e tetto realizzati in pietre, mattoni e calce. Intorno vi sono, sparsi, altri lacerti di muro. A destra, a pochi metri, una struttura scavata nella roccia, probabilmente una calcara, dalla quale parte una traccia di sentiero verso il basso, verso Toffia. Stiamo lì per un po’, scattiamo foto, giriamo video. Poi torniamo verso casa.
Non ho trovato nulla sulla rete che parlasse di questo sito. Ma non demordo. Comincio a chiedere in giro. Se scopro qualcosa, arriva la seconda puntata.




