La terrazza e una gran classe

Ieri sera mi sono tolto uno sfizio. Sono tornato a cenare, dopo tanti anni (tanti che non mi ricordo quanti: più di venti, probabilmente una trentina, magari anche di più) da Cacciani a Frascati. Devo dire che la terrazza è come la ricordavo, bella, grande, con una gran vista a perdita d’occhio su Roma. E la cucina è anche meglio di come la ricordavo – e la ricordavo impeccabile.

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La vista dal nostro tavolo 

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I porcini arrosto, dopo un paio di forchettate abbondanti che ne avevano ridotto la quantità. Degli altri piatti non ho scattato foto: ero troppo impegnato a mugolare di piacere…  

La classe non è acqua (ai Castelli romani poi…) e i quasi cento anni di storia di questo ristorante si traducono in una proposta che ha la forza del tempo in molti piatti classici, “gli intramontabili”, e in molti altri quella di un’invenzione che non punta a stupire ma a convincere, sempre comunque con l’utilizzo vicino alla perfezione di materie prime di altissimo livello. Fuori di metafora. L’Amatriciana (che è in carta dal 1922, l’anno della fondazione) è una delle migliori se non la migliore che abbia mai provato. Non era la mia scelta, l’ho solo assaggiata, ma era davvero memorabile: la croccantezza del guanciale, la cottura del pomodoro, l’amalgama con il pecorino. Una sciccheria. Il mio piatto, degli strangozzi di farro con zucchine in fiore, piccola gricia e spuma di zafferano (un piatto che è in carta “solo” dal 2009) era anch’esso praticamente perfetto: singoli sapori in evidenza eppure splendidamente fusi. Ma ogni uscita era degna di nota, dai funghi porcini arrosto fino ai dolci, dove una grande zuppa inglese (anch’essa in carta dal 1922) mi ha riportato indietro ai miei anni di bambino, a quella che faceva mia madre, che magari non era così buona ma era la zuppa inglese di mamma…

Il tutto annaffiato dal vino della casa, un Frascati, ovviamente, imbottigliato per il ristorante da De Sanctis. Un vino molto più che onesto, un vino che accompagna egregiamente questi cibi e che la mattina dopo ti fa risvegliare benissimo.

P.S. Non ho rapporti con Cacciani, né questo post ha secondi fini. Il fatto è che raramente un ristorante mi ha convinto (e anche emozionato) in questo modo. Ho la spiacevole tendenza a non ricordare, tipica dell’età che avanza inesorabile. Ma i sapori di ieri li ho ancora tutti in mente. È certo che tornerò su quella terrazza. E non farò passare altri vent’anni…

 

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