Oggi che inizia la fase dell’#iorestoacasa (purtroppo la settimana prossima dovrò interromperla andando in clinica…) mi sono messo a riordinare vecchie foto e vecchi video dai vari hard disk sui quali sono state raccolte/i e salvate/i. E girando e guardando sono ricapitato su questo video, di incerta fattura ma di struggente bellezza. Essendomi ricordato (alleluia) che ne avevo parlato in un post, l’ho ricercato, ritrovato e adesso, quando cliccherò su “ripubblica l’articolo”, ribloggato.
Mi raccomando, aprite il post qui sotto, cliccate sul video e per un paio di minuti sarete proiettati in un altro mondo (senza virus…)
La nostra guida nel viaggio in Armenia qualche anno fa, Karen M., era stato un cantante lirico in gioventù (sua moglie, soprano, venne in Italia a cantare nell’inverno successivo al viaggio). Baritono, Karen aveva ancora una bella voce e ce ne diede un esempio indimenticabile in una delle tante chiese che visitammo (non ricordo quale, mi sembra fosse vicino al Lago Sevan, ma non ci scommetterei – Roberta, se mi leggi, puoi aiutarmi?) mettendosi sotto la cupola, in un angolo vicino a una colonna, e intonando un antico canto religioso armeno. L’acustica era perfetta. Io, da bravo turista, lo filmai (la mia “mano” è un po’ meno perfetta). Dura poco più di due minuti, il canto, ma a me fa ancora venire i brividi.