S’impenna sfavilla si sfa

La poesia è una cosa seria, un soggetto difficile da inquadrare e fotografare. Quando pensi di averlo messo all’angolo, di avere definizione e luce sufficienti, subito è da un’altra parte e nel tuo scatto c’è il nulla. Non basta utilizzare parole poetiche – diffidate dalle parole poetiche – o spezzare la riga per simulare un verso perché quello che scrivi sia poesia. Al di là della metrica tradizionale e di quello che normalmente dicono quelle parole, ci deve essere un ritmo interno alle parole che le unisca o le separi, aggiunga o tolga significati, inviti alla danza o appesantisca il corpo oltremisura. Io non sono un poeta e spesso non capisco la poesia – o quella che viene detta tale. Ma Sereni l’ho amato sempre e molto. E lo amo ancora. E quei cinque versi che citavo nel post qui sotto – apritelo, leggetelo, leggeteli ad alta voce quei versi, danzate con essi – ogni volta mi danno un’emozione che le parole – le mie – non riescono a rappresentare. Non a caso io non sono un poeta.

P.S. Di solito quando ribloggo cambio il titolo al post. Ma questo, come si fa a cambiarlo? Quest’onda di potenza, luce e abbandono non è superabile. Non da me. Non dalle mie parole

enricogalantini

Vittorio Sereni

Nonostante i venti esami tutti fatti, la laurea non l’ho presa mai. Non ho fatto la tesi, insomma. Ci ho provato due volte. La prima mi venne dato un autore che non m’ispirava, Enrico Thovez. La seconda invece l’ho chiesta io, una tesi sul mio poeta preferito, Vittorio Sereni. Ma neanche questa è andata in porto. Non volevo fare una tesi purchessia, mi dicevo. Non avevo, evidentemente, né il tempo né l’interesse a fare una tesi, devo concludere oggi. Ho pagato più di vent’anni di iscrizioni, procrastinando sempre il momento di dire basta.  Alla fine, tutto sommato, avrebbero potuto anche darmela, la laurea, magari solo per il mio contributo monetario alla causa della Sapienza (intesa come università…). Denaris causa, se mi passate il latinorum.

Ma Sereni lo ho amato davvero. Per quello che ha detto. Per come lo ha detto. Ché la poesia è sì l’intuizione, l’immagine…

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