Questo post lo ribloggo perché parla del mio amico Fernando che non c’è più da un anno. Mi manca, mi mancano i nostri discorsi la mattina, sorseggiando un caffè nel suo tinello o all’aperto, davanti all’ingresso di casa mentre i cani giocavano tra di loro. È una mancanza vera ma tant’è, come diceva Fernando, c’è chi disegna e chi squadra
Stamattina, passeggiando con Fernando, che mi raccontava le colture della nostra valle tanto tempo fa (“qui c’era ‘na vigna che che facevano un vino bonissimo, qui c’avevano almeno dieci tipi di fichi diversi, qui c’era un’albero de pere che le faceva a fine maggio, piccole e dolcissime”) chiacchierando è risaltato fuori il proverbio che una volta mi accennò – e sul quale mi arrovellai per un po’ perché naturalmente me l’ero subito scordato – quel proverbio che dice: chi disegna e chi squadra. Il senso per me (e per Fernando) è chiaro: puoi sperare, sognare, programmare qualsiasi cosa per il tuo futuro; ma poi la natura, il destino, il Fato possono far sì che quello che hai messo in piedi non arrivi a buon fine (a volte, più banalmente, basta che un altro essere umano speri e decida cose diverse…). Insomma la «e» tra «chi disegna» e «chi squadra» andrebbe sostituita con un…
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