L’altra sera a Bologna, alla festa organizzata da zia Roberta per scambiarci gli auguri di Natale, a un certo punto – probabilmente si parlava del vero nome, cioè di quello di battesimo, di Mery – ci siamo interrogati sulla canzone Marina, su chi la cantasse. E un simpatico signore del quale non ricordo il nome – un po’ più grande di noi (che piccoli non siamo) – è saltato su dicendo: “Rocco Granata, ci scommetto, la cantava lui”. Noi pischelli – si fa per dire – ricordavamo il nome di Marino Marini. Alla fine s’è visto che avevamo ragione tutti, ma lui di più, perché Rocco Granata, oltre a cantarla (ma la cantava, dopo, anche Marino Marini, e con lui tanti altri) l’aveva scritta.
E a proposito mentre la risentivo ho fatto caso al secondo verso. Avete presente? Il primo verso dice: “Mi sono innamorato di Marina”; il secondo aggiunge: “una ragazza mora ma carina”. E quel “ma” m’è rimasto qui. Non voglio fare il politicamente corretto a ogni costo – sembra non andare più di moda e farlo sul testo di una canzone della fine degli anni Cinquanta sarebbe un po’ ridicolo – ma quel “ma” mi suona un po’ assurdo. Granata che dici? Carina nonostante fosse mora? Vabbè che sei anni prima usciva un film che ha segnato un’epoca, quel Gentlemen prefer blondes di Howard Hawks, in cui la sfida era troppo sbilanciata – per preferire Jane Russel a Marylin credo si dovesse e si debba avere un forte coté Masoch – e vabbè pure che la contrapposizione bionda/mora è uno degli stereotipi sociali più comuni, ma quel “ma” – digiamolo – non si può proprio sentire.

L’interno della copertina doppia originale di Blonde on Blonde. Sulle ristampe la foto della Cardinale venne tolta su richiesta del suo agente
A proposito di “ma”. Uno degli album più importanti della mia vita – possiedo ancora il doppio lp con la sua splendida copertina, anche se per l’uso e l’usura è praticamente inascoltabile – è quel Blonde on Blonde con cui Bob Dylan nel 1966 ha contribuito a cambiare la storia della musica di quegli anni. Nessuno sa che cosa voglia dire esattamente il titolo dell’album – solo mr. Zimmermann lo sa e si è guardato bene dal renderlo noto – ma ricordo che allora colpì molto la mia fantasia di tredicenne trovare nella copertina interna dell’album doppio una bella foto di Claudia Cardinale. Pensai che il riferimento fosse a quella Sad eyed lady of the Lowlands, quel meraviglioso french waltz che mettevo sul giradischi automatico poco prima di addormentarmi per crollare tra le braccia di Morfeo cullato da quel capolavoro. Ma un po’ mi stupii del fatto che su un disco che s’intitolava Blonde on blonde, letteralmente Bionda su bionda, l’unica foto di donna fosse quella di una splendida mora.