La risposta

Ho già scritto qualcosa sul sito Via Lucis e sulla morte di Dennis Aubrey, che con la compagna P.J. MCKey ne era il cuore e l’anima, prendendo in prestito una foto che ogni volta che la guardo mi ricorda che fotografare può essere un’arte e non solo un passatempo o un modo per accumulare ricordi. Sono tornato ieri su Via Lucis e ho letto un post che avevo saltato e che invece, leggendolo, e poi facendo due calcoli sulle date, è stato un vero shock per me. Chi legge l’inglese può andare direttamente all’originale cliccando qui. Per chi invece non è anglofono, cerco di riassumere.

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Dunque. Il post si intitola “Testimony”, Testimonianza, e inizia così: «È importante che questo post  inizi citando nella sua interezza il mio breve lamento del 2013 – scrive  Dennis Aubrey –. Spero che questo post sia comprensibile, perché per la prima volta io scrivo per chiedere una risposta». Nel post del giugno 2013, dal titolo  “The crack-up” (traduzione: L’incrinatura) D.A. parte da una citazione contenuta in un libro di saggi di Francis Scott Fitzgerald che s’intitolava allo stesso modo. E la citazione è questa: «In a real dark night of the soul it is always three o’clock in the morning». Che potremmo tradurre «In una vera notte oscura dell’anima sono sempre le tre del mattino» se non fosse che, come nota Aubrey, “The Dark night of the soul” è il titolo di un testo di San Giovanni della Croce in cui il santo, incarcerato, racconta la propria angoscia nel non riuscire a sentire la presenza di Dio. Ecco, il silenzio di Dio era per D.A., che pure ne vedeva la presenza (o almeno una sua eco) in tutte le chiese che fotografava e di cui raccontava sul blog, quel silenzio era insopportabile. «Come avrei voluto lottare con un angelo invece del silenzio – scriveva nel 2013 –. Voglio credere ma non riesco a trovarlo. Ne ho bisogno – lo sento – ma non riesco a trovarlo».

Fin qui la citazione del vecchio post. Poi, nel nuovo, inizia il racconto. Che riassumo il più brevemente possibile. Aubrey ricorda di aver avuto un cancro alla prostata (diagnosticato al quarto stadio) nel settembre del 2017. Di aver fatto fino a maggio 2018 una massiccia radioterapia che secondo gli oncologi aveva debellato la malattia. A dicembre c’erano stati ulteriori problemi che avevano richiesto due interventi, l’ultimo dei quali il giorno di Natale. «Disperavo di tornare a stare bene – scrive D.A. –, ma a gennaio inizia la ripresa e a febbraio cominciai a sentirmi decisamente bene». Ricomincia così a scrivere sul blog e prepara nuove iniziative e un nuovo viaggio in Europa. Nel frattempo va a Columbus per dei trattamenti contro i danni prodotti dalle radiazioni. Lì frequenta un ristorante thailandese e un giorno la proprietaria, una piccola donna di Bangkok, chiede se può parlargli e di non prenderla per matta. La donna, che si chiama Palm, racconta che da buddista era diventata cattolica su suggerimento di un’amica, che l’aveva esortata a parlare con questo nuovo Dio, a pregarlo per chiedergli aiuto. Così aveva fatto e l’aiuto – raccontava la donna – c’era stato ed era stata così potente da cambiare la vita di lei e di suo marito. Allora si era rivolta di nuovo a Dio chiedendogli che cosa avrebbe potuto fare lei per Lui. E Dio le aveva risposto, mentre le veniva in mente il volto di Dennis, suo cliente, dicendole di parlare a quest’uomo e di dirgli che il suo cancro era guarito.

Potete immaginare la reazione di Aubrey. «Avevo lottato con la fede e il credere per tutta la mia vita e una sconosciuta mi veniva a dire che il cancro era guarito». Però era una cosa che era successa, una cosa da metabolizzare, con cui comunque fare i conti. Ma solo dieci giorni dopo, in un aereo in volo per la California, un’hostess gentile – mai vista prima – nel corso della notte gli si avvicina e gli dice: «Mi è stato detto di dirle che il suo cancro è guarito. E che un giorno guarderà a tutto questo come a un piccolo incidente sulla strada».  A domanda l’hostess risponde che era stato Dio a dirle tutto questo. Aubrey è scioccato. È un’esperienza così devastante che non riesce a parlarne se non con le persone più vicine. La domanda che lo tormenta è perché Dio gli abbia parlato attraverso altri e non direttamente. La sorella suggerisce che deve essere stato suo padre. Che sapeva che se Dio gli avesse parlato direttamente lui non l’avrebbe ascoltato. E allora avrebbe suggerito di fare «qualcosa che non può ignorare».

Aubrey rivede in seguito più volte la signora thailandese e l’ultima volta Palm gli chiede se abbia scritto sul blog di quello che era successo. Quando lui le risponde di no, che è una cosa troppo privata e non l’aveva ancora ben maturata, lei gli dice: «Dio vuole che tu lo faccia». E Dennis, un mese dopo scrive questo post.

Qui finisce il post di Aubrey, ma non il mio. Perché la data del post intitolato “Testimony” è l’11 luglio. E dal ricordo della sorella si evince che la morte improvvisa di Dennis Aubrey è del giorno dopo. Strana coincidenza, no? Del resto, se guardiamo le reazioni dei lettori al post, molto più numerose e commosse del solito, vediamo che Aubrey risponde a tutti, commosso anche lui (sembra colpito molto dal fatto che Dio abbia deciso di guarire lui e non altri più meritevoli). Lo fa fino a notte fonda e riprende dalle 9 del mattino successivo per smettere dopo le 16.

Strana storia. Potente. Sconvolgente. Sotto tanti punti di vista. Per chi crede e per chi non crede. Chi mi conosce sa che non sono ateo (meno che mai devoto) ma semmai agnostico, magari attento al sacro. Tutta questa storia mi ha fatto pensare molto ma i pensieri che mi girano in testa sono aggrovigliati e difficilmente esplicitabili. Soprattutto se ripenso a quello che scrive Aubrey all’inizio della sua Testimonianza (lo riporto per intero così vi risparmio di tornare all’inizio):  «Spero che questo post sia comprensibile, perché per la prima volta io scrivo per chiedere una risposta». Il suo accennare alla comprensibilità fa capire che la risposta che aspettava, le risposte che aspettava, erano quelle dei lettori del suo blog (che, come già detto, sono giunte copiose). Ma come non pensare che in qualche modo Aubrey aspettasse una qualche risposta, non per vie traverse, anche da Dio? E che risposta è stata quella che ha avuto da Dio?

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