Fiore di sale

Come diceva Oscar Wilde (ma chissà se tutte le frasi che gli si attribuiscono le ha veramente dette lui) l’unico modo per liberarsi di una tentazione è cedervi. Anche perché ci sono tentazioni che, se cedi loro, poi stai davvero meglio. E allora, perché non farlo? Il discorso in effetti sarebbe lungo e non credo di essere attrezzato culturalmente per approfondirlo. Ma quella di cui volevo parlare è una tentazione cui cedo abbastanza spesso. Ed è la seguente.

Accanto alla palestra dove due volte la settimana vado a fare ginnastica posturale a Poggio Mirteto, più o meno in corrispondenza della strada che sale a San Valentino,  c’è un posto delizioso che si chiama “la pasticceria”. Non è difficile intuire che cosa venga dunque spacciato tra quelle quattro mura. Ma quello che non sa chi non la conosce è la bontà dei biscotti che occupano tutta la vetrina del bancone. Uno su tutti

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è il mio preferito. Ed è quello al cioccolato fondente e fleur de sal. Deliziosamente friabile, quella punta di sale sull’amaro del cioccolato lo rende un complemento pressocché perfetto del caffè e il mix dei due è un “tiramisù” perfetto. Nel senso che se uno è un po’ ammaccato, nel corpo o nell’anima, quello è il modo migliore per riprendersi (se quell’uno passa da quelle parti, è ovvio). Se poi quel famoso “uno” non è ammaccato, non è che deve rinunciare, anzi: da una situazione di benessere può passare a una di “megliessere”…

L’unico problema (ma è davvero un problema?) è che un biscotto solo francamente non basta, almeno al sottoscritto. Che dunque ogni volta fa la manfrina di ordinare un caffè e un biscotto, per poi bissare il biscotto. Oggi, complice il ginocchio, che in effetti qualche fastidio me lo dava, ho evitato la manfrina ordinando subito un caffè e due biscotti. E sono subito stato meglio.

Il problema è stato resistere alla tentazione di ordinare il terzo biscotto. Ma sono stato forte. Due is megl che uan, è vero. Ed è vero che non c’è due senza tre. Ma è anche vero che di troppi proverbi morì l’uomo indeciso.

E poi c’è sempre la prossima volta per cedere…

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