La cripta e il miracolo

Siamo stati l’altro giorno a Magliano Sabina e tra le altre belle cose che questo paese custodisce abbiamo potuto vedere la cripta di Santa Maria delle Grazie. Dal transetto destro c’è una scala che scende in questo ambiente, dimenticato per secoli

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e riscoperto solo qualche decina d’anni fa in modo fortuito quando, durante dei lavori nella chiesa, parte del soffitto crollò e agli scopritori si rivelò questa ambiente interessantissimo, protoromanico, con colonne scavate nel tufo e frammenti di affreschi.

Uno di questi rappresenta San Francesco che riceve le stimmate alla Verna e pare, dicono i maglianesi, che sia uno dei pochi ritratti «in vita» del santo d’Assisi.

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Sul sito del comune a proposito della cripta, non si parla tanto di questo affresco e del ritratto del santo, quanto di un affresco «del miracolo del latte di San Francesco avvenuto a Magliano». Quando sono sceso nell’ambiente non avevo letto questa citazione e  non avendo fotografato tutti gli altri affreschi non lo ricordo. Del resto non conoscevo questo miracolo (come neppure tanti altri). Ho cercato a lungo sulla rete per capire quale fosse, ma inutilmente. Fino a che ho trovato Il Trattato dei miracoli di san Francesco, scritto da Tommaso da Celano nel 1252. Qui, nel capitolo XVIII ho trovato il miracolo di Magliano. Che è questo.

«Nella diocesi di Magliano Sabino viveva una vecchietta di ottant’anni, che aveva avuto due figlie, essa affidò da allattare a quella rimasta viva il figlio della sorella morta prima. Quando anch’essa poi concepì dal marito, rimase senza latte. Non v’era perciò nessuna che venisse in soccorso al bimbo orfano, nessuna che potesse fornire al fanciullo affamato una goccia di latte. La vecchia si lamentava e si tormentava per il nipotino e, afflitta da estrema miseria, non sapeva dove rivolgersi. Il bambino si indeboliva veniva meno e insieme a lui sembrava morire anche la nonna di dolore. Vagava la vecchietta per vicoli e case e nessuno poteva evitare le sue grida. Una notte, per calmare i vagiti, accostò le labbra del bambino alle sue mammelle disseccate e tutta in lacrime invocò con insistenza l’aiuto e il soccorso del beato Francesco. Subito le fu accanto quell’amico delI’età innocente e con la consueta misericordia verso gli infelici, sentì compassione per la vecchietta e disse: « Io sono quel Francesco, o donna, che tu hai invocato con tante lacrime. Accosta le mammelle alle tenere labbra – egli continuò –, poiché il Signore ti fornirà abbondante latte!». Obbedì la vecchia all’ordine del Santo e subito dalla mammella di una ottuagenaria uscì gran quantità di latte. Il fatto venne conosciuto da tutti, poiché era chiaramente visibile e destò meraviglia, mentre intanto la curva vecchietta rinverdisce di giovanile ardore. Moltissimi accorsero a vedere; tra essi il conte di quella provincia e ciò che non aveva creduto per sentito dire dovette ammettere per sua personale esperienza. Infatti la rugosa vecchietta innaffiò con un ruscello di latte il conte che voleva sapere del fatto, mettendolo in fuga con tale aspersione. Allora, tutti benedicono il Signore che solo compie grandi meraviglie e venerano con devoto ossequio il servo di lui san Francesco. Crebbe presto il bambino per quel mirabile nutrimento ed in breve superò le condizioni della sua età».

La prossima volta che scenderò nella cripta cercherò l’affresco con il miracolo del latte.

 

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