A passeggio sotto zero, tra pozze ghiacciate e cacciatori grillini

Stamattina solita passeggiata, soliti sei chilometri e rotti, solito percorso. Con la variante che la temperatura, soprattutto nel bosco, doveva essere intorno allo zero e probabilmente anche sotto. Bardato come in un post precedente – un po’ tipo omino Michelin – sono partito baldanzoso. Il ginocchio non ha dato problemi particolari e neppure il tendine. Girocollo alzato fino al naso e cappelletto calato sotto le sopracciglia, ho spinto con gambe e braccia nella mia personale interpretazione del nordic walking.

Mentre faccio una piccola sosta davanti alle pozzanghere gelate per illustrare de visu le condizioni climatiche, sento uno sparo, poi un altro e un altro ancora. Per via dell’eco

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non capisco da dove vengono ma sono forti e dunque vicini. Poi li vedo, gli intrepidi cacciatori in tuta mimetica. Sono vicino a quello che un tempo era l’alberone, il grande pioppo bianco dove prima iniziava l’area proibita alle automobili, adesso solamente un tronco tagliato alla base. Uno dei prodi spara ripetutamente in alto. Guardo. Non c’è l’ombra di un uccello in vista. Nulla che voli se non un aereo lassù nel cielo. Ma lui spara, intrepido, a ripetizione. Deve essere un grillino che spara alle scie chimiche. Non c’è altra spiegazione.

 

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