Un mondo in due pennellate

Cognetti himalayaNon voglio parlare del libro. Che non ho letto (come del resto non ho letto quello precedente, quell’Otto montagne che è valso a Paolo Cognetti il premio Strega l’anno scorso, né alcun altro libro dello stesso autore). E questo non vuole né può essere in alcun modo un giudizio di merito. Prima o poi mi capiterà di leggerlo, Cognetti, e magari mi piacerà tantissimo.

No, quello di cui volevo parlare è l’acquarello di Nicola Magrin, secondo me efficacissimo che è stato scelto per la copertina, quel Magrin che secondo Cognetti «è riuscito a essere allo stesso tempo un personaggio del libro, il suo destinatario e l’autore della copertina».

Io adoro l’acquarello, tecnica dalle molte possibilità. Quando ne discuto con il mio amico Paolo A., che alle doti del giornalista unisce quelle del pittore – e lo e ha confermato in una recente mostra –, lo esorto a utilizzarlo di più, l’acquarello. Ma lui ama sperimentare nuove tecniche e mettersi alla prova e, se ciò gli dà più piacere, fa bene a fare così.

Il quadro di Magrin, che riproduco qui sotto un po’ più grande da un’immagine trovata sulla rete, secondo me è fantastico proprio perché utilizza al massimo la possibilità che offre la tecnica dell’acquarello di raccontare una storia, di rendere un mondo, con un’estrema sobrietà di mezzi, con due pennellate. Certo bisogna saperle dare, quelle due pennellate.

IMG_0322

Ho deciso. Nella prossima vita sarò un grande pittore ad acquarello. (Oltre alle tante cose che mi sono già proposto negli anni di fare quando rinasco: il pianista classico, il rocciatore senza paura e senza vertigini, il capellone biondo ecc. ecc.)

 

 

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