Il mostro di S. Cosimo

Mentre stamattina giravo tra le rovine della chiesa e del romitorio dei Santi Cosma e Damiano, sul monte che guarda Poggio Mirteto, mi sentivo osservato. Uno sguardo penetrante (e malevolo, aggiungerei, se non temessi di passare per un fifone, uno di quelli che quando sentono stormire foglie e spezzarsi rametti nel bosco pensano subito al peggio…), uno di quegli sguardi che ti entrano nella schiena e ti fanno rabbrividire, anche se quando ti giri non vedi nulla.

Solo guardando poi a casa le foto che avevo scattato sulla cima del monte San Cosimo, sul pianoro dove alberi e arbusti ricoprono le pietre che secoli fa ospitarono quei monaci che avevano scelto la solitudine, ho capito il perché della sensazione.

Ditemi se anche a voi non fa un effetto strano la foto della doppia feritoia nell’angolo della torre della facciata, quelle orbite nere e vuote, quello sguardo verde che ti fissa da lontano senza battere ciglio, minaccioso proprio nel suo non dire nulla…

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