
Il miracolo nell’affresco del Sodoma, nel chiostro dell’Abbazia di Monte Oliveto Maggiore
Il miracolo a parer mio più bello di Benedetto da Norcia, tra quelli che ricorda Gregorio Magno nel suo racconto della vita del patrono d’Europa, è quello di quando il giovane Placido cade nelle acque del lago che si trova sotto al monastero. Benedetto, che nonostante sia nella sua cella si accorge immediatamente del fatto, chiama subito Mauro e gli grida: «Corri, fratello Mauro, corri, perché Placido, che è andato a prender l’acqua, è cascato nel lago, e le onde già se lo stanno trascinando via!». Racconta Gregorio: «Avvenne allora un prodigio meraviglioso, che dopo Pietro apostolo non era successo mai più. Chiesta e ricevuta la benedizione, Mauro si precipitò volando ad eseguire il comando che il Padre gli aveva espresso e, convinto di camminare ancora sulla terra, corse sulle acque fin là dove si trovava il fanciullo, trascinato dall’onda, lo acciuffò pei capelli e poi, a corsa veloce, ritornò indietro. Non appena toccata terra, rientrato in sé, si volse, vide e capì di aver camminato sull’acqua».
Ma la scena più bella avviene quando Placido è in salvo. Mauro, infatti, «sbalordito di aver fatto una cosa che non avrebbe mai presunto di poter fare, fu preso da spavento e si affrettò a raccontare ogni cosa al Padre. Benedetto attribuì subito il prodigio alla pronta obbedienza di lui, (Mauro), che invece insisteva che tutto era potuto accadere soltanto per il comando di lui, (Benedetto), e che egli non era affatto responsabile di quel miracolo in cui era stato protagonista senza neanche accorgersi».
Mi sembra stupendo questo palleggiarsi il merito dell’accaduto (ma non per attribuirselo, quanto per attribuirlo all’altro). Me lo vedo, il giovane, ancora sconvolto per l’accaduto, che dice al suo abate che lui neanche sapeva di stare facendo una cosa impossibile e che dunque lui nel prodigio quasi non c’entrava. E l’abate che gli risponde che se lui non avesse obbedito subito alla sua richiesta, senza pensare, non sarebbe stato possibile nessun miracolo. In fondo hanno ragione tutti e due, ma a “tagliare la testa al toro” è il piccolo Placido che, dando ragione al giovane confratello, esalta il potere del vecchio. «Mentre venivo salvato dall’acqua – disse – io vedevo sopra il mio capo il mantello dell’abate e sentivo che era proprio lui stesso che mi tirava fuori».