È bello essere ignoranti, nel senso letterale di “non conoscere”. Perché se sei anche curioso, oltreché ignorante, puoi sempre fare nuove scoperte, imparare nuove cose, visitare nuovi posti, conoscere nuove persone, nuovi libri, nuovi autori. Dove l’aggettivo “nuovo”, naturalmente, contiene implicitamente la specificazione “per te”. Perché magari proprio nuovo non si può definire un papa vissuto nel VI secolo, tanto grande da essere definito Magno, che oltre a essere stato un grande papa e un uomo davvero santo, è stato anche un grande politico, un visionario, un pacificatore, un grande intellettuale e, last but not least, uno scrittore prolifico.
Sono incappato in Gregorio seguendo le tracce di Isacco di Monteluco, un santo eremita di origine siriana che (secondo la tradizione) venne in Italia nella prima metà del VI secolo (con quel Lorenzo Siro che fu poi fondatore di Farfa e vescovo della Sabina), visse sopra Spoleto e iniziò la trasformazione della montagna in uno sterminato convento. Avevo saputo di Isacco leggendo di Francesco di Paola, altro grande santo, che al siriano si ispirò quando scelse per sé la vita di eremita. Volendo saperne di più e navigando sulla rete ho incontrato Gregorio, di poco successivo a Isacco, come fonte principale di quello che si sa sull’eremita spoletino.
Lo stesso Gregorio che scrisse anche una vita di San Benedetto da Norcia (volume che ho trovato praticamente gratis sul kindle store e che sto leggendo). E qui il cerchio si chiude (per adesso). Perché Benedetto (che in questi giorni ritrovo anche su Repubblica nel bel reportage di Paolo Rumiz sui monasteri benedettini e l’Europa) è da qualche tempo, almeno da quando ho l’impressione (temo fondata) che stiamo vivendo la vigilia di un nuovo medio evo, uno dei personaggi che più ammiro: con la sua intuizione e la sua opera ha salvato la cultura classica (e forse non solo quella) dall’estinzione.
Chissà se ci sarà, e chissà che cosa inventerà, il Benedetto di cui avremmo bisogno oggi.